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Channel: Dado Critico
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Pirati della ragion pura

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"Eccolo qui il genio"gli applaudo vedendolo arrivare con le chiavi ciondolanti "Ti sembra il modo di parcheggiare?".
Segaligno, capelli lisci da metallaro della vecchia scuola, addosso un ruvido odore di marlboro percepibile anche a 7 metri di distanza e col raffreddore. Mi risponde: "Se non c'è parcheggio in questa via di merda, da qualche parte dovevo pure lasciarla, no?!".
Eh, sì, non fa una piega.

Però è davvero tutto quello che ha da dirmi, dopo avermi bloccato un quarto d'ora con la macchina parcheggiata in doppia dietro la mia.
Queste cose o ti rovinano il fegato o la fedina penale, sta a te scegliere. Io scelgo il fegato. Naturalmente lui e i suoi simili contano proprio su quello: che i bravi giocatori scelgano l'azione migliore del turno.
Quando gioco con i miei soci arrivo sempre terzo di tre. Sempre. Questo vorrei dirti, amico mio.
Gioco davvero tanto e credimi: non ci sono solo bravi giocatori in giro. Occhio che un giorno una chiavica ultima sul percorso punti potrebbe sorprenderti.
Il torto marcioè merce rara. Più facile farsi un big mac di carne di dodo. Provateci, cercate nella vostra memoria, dissezionate con un bisturi fra i vostri ricordi, le litigate dei vostri ultimi 5 anni con amici, colleghi e perfetti sconosciuti in coda alle poste. Non troverete un solo grammo di torto marcio.
Il torto è una questione semantica, un dado non euclideo che dà contemporaneamente 1 e 6, l'uovo che nasce insieme alla gallina per far contenti tutti.
E noi abbiamo imparato che "Okay, io avrò pure sbagliato PERO'..." va immediatamente seguito dal voltagabbano: "Perché tu invece non hai mai sbagliato....".  E' l'abc della comunicazione a torto zero. La puntata di master chef nella quale insegnano a rigirare la frittata.
Siamo contrabbandieri della ragion pura, pirati che sbattono i pugni e gli uncini sul tavolo: "Okay, sta bene, noi avremo anche depredato quella nave, PERO'...."
Ci hanno detto che la ragione non è mai da una parte sola. E noi ce la siamo bevuta.
Viking e Redbairon arrivano da me un giorno di pioggia come Andrea e Giuliano, solo che è notte e a Torino fa così' freddo che la pioggia si fa fiocco di neve nell'aria, brina sui fili d'erba e ghiaccio sul parabrezza.
"Caffè!" mi chiedono grattandosi le zampe sullo zerbino.
Per non sbagliare stappo anche un paio di lattine di Pop della Baladin.

UNA STORIA DI PIRATI
Da dove cominciamo? Ah, sì, l'antefatto. C'è una grossa nave, ormeggiata da tempo a Santa Cruz. Tre vele quadre su entrambi gli alberi, ripiegate per bene, il timone assicurato con 2 giri di corda spessa, e un'ancora incrostata di alghe e molluschi che gratta sul fondo. La Marina Spagnola l'ha sequestrata, e messo i ceppi ai polsi all'equipaggio, imprigionato al gran completo dal capitano al mozzo.
Pirati. Marmaglia della peggior specie, bestie più che uomini, gente che puzza più di un barile di teste di pesce lasciate al sole.
E ai pirati, che come ho scritto sono animali, non devi mai lasciare nulla, neppure una lisca, che potrebbero usarla per cavare l'occhio a una guardia.
Ed è così uno degli uomini del comandante a furia di grattare col piede fino a farselo in carne viva, riesce a far saltare un chiodo dalla paratia della cella, e un secondo pirata magrissimo che già i ceppi gli ballavano nei polsi, si taglia un poco, e con le mani viscide di sangue riesce a liberarsi dei blocchi, e libera tutti.
I pirati scappano, salgono sulla nave, liberano il timone, danno vento alle vele, richiamano l'ancora, e prendono il largo.
Una storia di pirati, per 2-4 giocatori, cooperativo di Asger Harding Granerud, Daniel Skjold e Daniele Tascini, edito da Cranio Creation, per 30 minuti circa di partita.
Dieci gli scenari, da affrontare con il sottofondo di un'app, su cellulare o tablet, che scandisce il tempo e aiuta a calare nell'atmosfera piratesca.
Scopo del gioco: completare e risolvere gli scenari nel tempo previsto, e rimanere sufficientemente vivi per poterlo raccontare.
Gli scenari sono chiusi in sacchetti numerati che ne occultano il contenuto, e vanno aperti solo con l'avanzare dell'avventura. Legacy, quindi, anche se qui non si distrugge nulla e gli scenari sono rigiocabili più volte, anzi alcune volte in mare aperto sarà necessario riprovarci ["Ci serve una barca più grossa" cit.Lo Squalo].
La nave Ellen, molto scenografica, realizzata in cartonino a incastro, sarà il teatro della fuga e di tutte le avventure dei pirati.
Sette gli spazi azione, attivabili dai giocatori sotto forma di clessidre-umane, così che la nave avrà una sua velocità di crociera, la possibilità di virare e strambare, intercettare navi nemiche dalla vedetta, caricare i cannoni, sparare alle navi nemiche [ndr: non ci sono navi amiche quando sei un pirata] e riparare eventuali danni a bordo.
Alcune azioni sono concatenate fra loro, ad esempio prima carica il cannone e poi spara, oppure la velocità della nave con la possibilità o meno di effettuare una virata, quindi occorre parlarsi e coordinarsi nel tempo.
La nave si muove su una rosa dei venti \ tabellone, attorno alla quale compariranno via via navi nemiche, scogli affioranti che ghermiranno lo scafo, e altra roba malmostosa che è prudente che non vi racconti [ma che vi garantisco cercherà di colarvi a picco la nave].
I danni, sotto forma di tappi di sughero a "tappare la falla", rappresentano il termometro della salute della nave, andranno a bloccare le azioni ai giocatori. Se troppo numerosi e ingestibili, i danni si trasformeranno in punti ferita [finiti i punti ferita andrete a fare compagnia ai pesci].
Una storia di pirati funziona molto bene.
Le meccaniche e i ritmi di gioco obbligano i giocatori a coordinarsi, parlare, e anche a improvvisare. A volte sarà necessario prendere delle decisioni alla svelta e rimettere in discussione i propri piani iniziali.
Il gioco richiederà anche una valutazione in tempo reale delle priorità: cosa è indispensabile ADESSO, quali sono le azioni fondamentali E SOLO QUELLE per arrivare vivi alla fine del turno, anche a costo di perdere punti e farsi crivellare lo scafo di cannonate.
Gradevolissima, in questo frangente, anche una certa percentuale di alea, legata al tiro del dado per sparare col cannone: questi potrà fare un danno, oppure due, oppure incepparsi [scatenando imprecazioni ed onomatopee tipiche dei pirati tipo latumammasurcannon].

L'app è fatta molto bene e permette di modulare numero di giocatori e difficoltà.
L'unico difetto trovato finora [siamo al terzo scenario]: ho dovuto mettere un po' di superattack alla torretta, perché si apriva in partita [latunonnamortaccinadevedetta]
Davvero una gran bella sorpresa. Da cominciare e giocare fino all'ultimo scenario.

Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati
[cit. Bertolt Brecht]

Abbiamo disimparato a chiedere scusa, a prenderci le nostre colpe, in cambio di una comunicazione da azzeccagarbugli, per un mondo in cui tutti sono colpevoli e quindi non lo è nessuno.
E allora se sei nel torto alza la voce e incazzati tanto forte quanto più è marcescente la tua colpa.
Quindi se parcheggi nel posto riservato ai disabili, e prendi una multa, scrivi una lettera di insulti al disabile, in modo da far vibrare le tue sacrosante ragioni, e se ti introduci a casa di qualcuno con un passamontagna in testa, e questo spaventato ti chiude in casa e chiama la polizia, tu denuncialo per sequestro di persona.

Scrivo questo per l'uomo che alla fiera dell'est la sua macchina dietro la mia poggiò, per eterni 15 minuti, e per tutti i furbetti del quartierino che oggi sono diventati i bulli del quartierino, e lo dico, purtroppo, giocatori compresi, che pur nella nicchia ristretta, spesso sbraitano sui social network in difesa dei propri torti marci, e per dimostrare che ai giochi intelligenti possono giocare tutti ma proprio tutti, compresi gli stupidi.
La  brutta gente rimane brutta anche quando parla di giochi da tavolo, anatroccoli e spaghetti alla carbonara.


Trovate Una Storia di Pirati e alcuni barili di bumbo che sarebbe rum, acqua, zucchero e noce moscata, uno degli intrugli preferiti dei pirati, su Magic Merchant


Panettone senza canditi

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Qualche mese fa ho trovato un lucchetto in un vecchio ufficio. Era aperto e senza chiave. Me lo sono infilato in tasca.
Da allora lo tengo sulla scrivania, accanto alla tastiera e alla Rosa di Gerico. Me lo rigiro nel palmo mentre aggiorno un server al quale sono attaccate più di 1000 persone.
Il suo peso è piacevole. Rilassante.
Ogni tanto faccio una cosa. Metto i miei occhiali da vista a cavallo dell'anello d'acciaio, e premo delicatamente, faccio scendere l'anello di un millimetro o due.
So che se si chiudesse con lo scatto sarebbe un problema, perchè non ho la chiave, che mi toccherebbe cercare un seghetto e lavorarci diverse ore, per liberare gli occhiali senza spaccarli.
Ogni tanto lo faccio. Premo l'anello, cercando di non farlo scattare.
Dieci giorni fa la Guerriera è entrata in ospedale.
La chiamo Guerriera perché a dispetto della giovane età, lei è una che ha sempre lottato. Ma quando lotti i colpi li dai e li prendi. Non è come nei film. Ogni tanto ti scheggi un dente, cadi, sanguini.
Lei è una che spacca il culo ai condor. Altro che passeri.
Molto più in gamba di me e della maggior parte dei bipedi che incontro tutti i giorni.
E non lo dico per.
L'ultima volta che sono andato a trovarla mi ha portato nella terrazza dell'ospedale. Era sera e faceva un po' freddo. C'erano tavolini e sedie di plastica. Portaceneri dappertutto.
Si è accesa una sigaretta
Abbiamo chiacchierato. Siamo stati bene. Non sembravamo neanche in ospedale. Sembrava di stare sulla terrazza di casa nostra, anche se nessuno dei due ha una terrazza.
G. di Guerriera.
E' domenica. Il panettone è lontano quindici giorni ma già se ne parla.
Mia suocera ha preparato i ravioli con la zucca. La pasta le è venuta un po' troppo spessa. Segue la tasca di cavallo. Ripiena. Pugliese. 8700 calorie a fetta. Che faccio lascio? E una teglia di patate e carote tagliate a zig zag, fatte apposta per mia figlia. Di dolce il ciambellone, altro classico di mia suocera, che però viene diverso ogni volta che lo prepara, ad esempio a volte è morbido e dolce, altre secco e stopposo. Oggi è scuro [cacao?] e ha i pinoli [?].
Il pranzo si chiude con un caffè e una correzione di grappa di Stephen King.
"Hai portato un gioco?"
Certo che l'ho portato, per chi mi hai preso? Ne ho portati tre. Anzi ho anche il manuale di Awaken nello zaino, perché prima di arrivare dai suoceri siamo stati in giro per compere, e io mi porto sempre qualcosa da leggere in macchina.
Tiro fuori Dragon Castle.

DRAGON CASTLE
Piazzamento tessere tributo a Mara Mahjong per 2-4 giocatori, di Hjalmar Hach, Luca Ricci e Lorenzo Silva, edito da Horrible Games, per 30-45 minuti di meditazione.
Pochissime le regole di questo astrattone, ben realizzato nei materiali e ben illustrato fra draghi e spiriti, seppur sempre astratto [che per inciso non è un difetto ma un genere].
Dal castello multipiano di tessere, edificato con pazienza dai giocatori durante lo scotto del setup, si andranno a prendere le tessere dal piano superiore, in una delle tre maniere:
1- una tessera del piano superiore e un'altra di identico colore da un qualunque piano
2- una tessera del piano superiore e un tetto dalla riserva
3- una tessera del piano superiore ELIMINATA e 1 punto vittoria
Prese le tessere, ogni giocatore le posizionerà poi sulla propria plancia al fine di crearne un set ortogonale [anche multipiano, anzi: consigliato multipiano].
Una volta completato un set, si gireranno tutte le tessere coinvolte e si guadagneranno tanti punti vittoria quanto è numeroso il set [2 punti per 4 tessere, 3 punti per 5 tessere, 5 punti per 6 tessere...].
Posizionando le tessere speciali si potranno anche edificare i tetti o guadagnare punti vittoria vanilla.
A fine partita i tetti daranno punti vittoria addizionali a seconda della loro altezza.
[vedi quanto raccontato nelle ultime 20 righe nella foto delle 2 carte riepilogo].
Per maggior chiarezza e miglior tridimensionalità del titolo vi rimando al video di TeOoh di Recensioni Minute https://www.youtube.com/watch?v=Uwi12zi68cM&t=9s

Non può piovere per sempre.
Sarà anche vero. Ma può piovere abbastanza. E per tanti giorni di seguito. E il tempo, quando piove e fa freddo, sembra non scorrere mai.
Soprattutto è più vero il contrario.
Che non può far bello per sempre.
Che prima o poi, nella vita di tutti, la pioggia arriva.

Prendo due tessere viola libere, una dal piano superiore e una dal secondo.
Non sono più al tavolo con i miei cognati. Sono con Viking e Redbairon, a casa mia, sono le 2.00 di notte, e siamo al secondo caffè.
E' passato solo qualche giorno dal pranzo. Il panettone è ancora lontano. Non si discute ancora del se sia meglio con l'uvetta o coi canditi. E' un giorno qualunque di dicembre. E la Guerriera non è ancora entrata in ospedale.
Sto giocando a Dragon Castle. Le tessere sono pesanti. Trovo il loro peso nel palmo rilassante. Come il lucchetto. Ma senza rischi.
Red mi chiede: "Un altro astratto, Dado! Come cacchio hai fatto a convincermi?". Intanto muove. E magari vince.
Red odia gli astratti. Io invece ho imparato ad amarli.
Il gioco scarnificato, spogliato di tutto, nudo e crudo, puro osso.

Il panettone si avvicina di un candito alla volta.
E' il 23 dicembre e in ufficio ci sono soltanto io.
Non lavoro mai il sabato, questa è un'eccezione.
Prima di entrare mi sono fermato in autogrill. Ho chiacchierato con la ragazza dietro il bancone. La conosco da una vita. Mi parla della figlia e dei suoi turni massacranti all'autogrill.
Oggi Francy andrà in ospedale dalla Guerriera.
Mia figlia sta con i nonni.

Dragon Castle è un ombrello.
I giochi sono un ombrello. Un ombrello di carta di riso.
Durano poco. A volte solo mezzora.
Ma in quella mezzora ti riparano dalla pioggia.
Devo parlare di Dragon Castle perché i giochi e gli ombrelli di carta di riso e canna di bambù [cit.] che ti tolgono qualche minuto il freddo e l'umido dalle ossa vanno celebrati.

Ci sono anche le Carte Drago e le Carte Spirito.
Si possono introdurre un poco alla volta nelle partite, man mano che si prende dimestichezza col gioco.
Le 10 carte drago sono modi aggiuntivi per far punti a fine partita.
Le 10 carte spirito sono regole aggiuntive di presa tessera e posizionamento in plancia.
Si possono combinare più carte di un tipo e dell'altro. Alcune combo sono pirotecniche, quanto a punti vittoria.
Ma a me il gioco piace pure senza. Lo trovo rilassante. Garbato. Ha grazia della ballerina e guerriera cieca della foresta dei pugnali volanti.

Io non amo i giochi io li venero, e se non li venero io non li celebro [cit.Gusteau]

The End of the Game.
All'inizio del turno di un giocatore, se ci sono solo tessere al piano 1, si rende disponibile la quarta regola: Evocare il Drago.
Nel proprio turno un giocatore può anche scegliere di rinunciare alle tessere e prendere un token Drago che vale 2 punti vittoria.
Prendendo le tessere Drago si attiva un tracciato che scandisce la fine del gioco.
I giocatori possono forzare e velocizzare la chiusura della partita.
L'interazione è bassa, indiretta, non così cattiva.
Dragon Castle è un gioco buono. Da giocare per rilassarsi.
Mi ci avvolgo dentro come se fosse un cappotto caldo.


Il mio tarlo di Natale
Il pensiero della Guerriera non mi molla. Sento il peso del lucchetto nella mano, e fingo che sia quello delle tessere di Dragon Castle.
I componenti dei giochi mi rilassano. Mando la testa altrove.
Mi concentro sui materiali. Poterli tenere nel palmo, farli roteare come sfere cinesi baoding.

23 dicembre e non c'è anima viva.
Ho preso il caffè con una delle ragazze delle pulizie.
Avevo un panettone semplice in un armadio, regalo di un piccolo fornitore.
L'ho tagliato a fette, ci ho affettato dentro un'arancia della mensa e sbriciolato due torroncini che avevo preso ai mercatini di natale la scorsa domenica, e che avevo ancora nello zaino.
Abbiamo preso il caffè così.
Con canditi improvvisati.

Non so perché ma sembra che nessuno voglia più i canditi nel panettone.
Sulle confezioni vengono banditi come il glutine, il glutammato, gli zuccheri aggiunti, i coloranti artificiali.
Il candito è il male. Il candito è la nuova coca cola che scioglie la bistecca e stura il water.
Questo post ti è stato linkato da un vero amico: condividilo a 10 persone per avere un buon 2018, se non lo fai una di queste notti mentre dormi fra le 2.00 e le 3.30 uscirà dall'armadio l'uomo nero dei canditi e ti prenderà a mazzate con un sacco pieno di panettoni surgelati.

Non può piovere per sempre ma può farlo per un bel po' di giorni.
Procuratevi degli ombrellini.
Dei buoni giochi, se condividete come me questa passione, oppure della buona musica, dei libri, e altri parapioggia che funzionano bene su di voi.
Cercate di risparmiarvi qualche goccia d'acqua, qualche livido sulla pelle.
La pioggia ammacca.

@Guerriera ti aspetto fuori.
La prossima volta che vengo a trovarti ti porto anche due tubetti di lasonil, per l'abbraccio che ti darò.


Trovate Dragon Castle e panettoni con unicorni canditi su Magic Merchant.

Il primo caso di Panzarasa

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La mia collaborazione con Panzarasa cominciò con un banale caso di suicidio.

Panzarasa disse che l'impiego nell'indagine di un consulente esterno (io) e di un profiler (lui), uno dei pochi in forza all'Arma dei Carabinieri, per un idiota che aveva acceso una stufetta a cherosene in cantina, e che era morto per le esalazioni di monossido di carbonio, era un'esagerazione.  
"Come sparare con un cannone per far fuori una zanzara"disse.
Ma dopo il fattaccio dei due gemelli omozigoti dal Comando preferivano andarci coi piedi di piombo, anche se si trattava solo di un incidente. La città era ancora Torino, e c'erano di nuovo di mezzo i giochi da tavolo. Qualcuno preferiva non rischiarci i gradi.

Venuto su dall'Abruzzo qualche mese prima, grazie ad una promozione, si era portato dietro la divisa, una laurea specialistica, un gatto nero di nome Liquirizia, e la foto della fidanzata.

"Tu sei l'esperto di giochi da tavolo?" mi chiese dallo zerbino. Doveva avermi trovato con google.
"Una specie" risposi. Nella foto sul suo tesserino aveva ancora tutti i capelli in testa.

Trovammo la casa. Scendemmo in cantina.
La cantina era un cubo in cemento vivo tre metri per tre, illuminato da un'unica lampadina a incandescenza che pendeva dal soffitto. Appese alle pareti stavano poche mensole, che reggevano bottiglie di vino di scarso valore e qualche barattolo di marmellata.
In un angolo c'era un'alzatina in cemento e una damigiana. In quel punto il pavimento era macchiato.
Sembrava una cantina come tutte le altre. A parte i post-it.
Centinaia di post-it erano appiccicati ovunque, e su ognuno c'era scritto qualcosa.
Tutte le scritte sembravano far riferimento ai giochi da tavolo.
"Cani e porci, ma soprattutto cani, abbaiano e grugniscono ogni giorno di giochi senza competenze"
"Le case editrici tirano i fili dei pagliacci imbonitori della plebe" 
"Chi scrive la rivista IoGioco e La stanza profonda dovrà rendere conto e assumersi le sue responsabilità"
"Le accuse contro Lucca e Essen sono tremende. Davvero tu vuoi distruggere insieme il colpevole e l'innocente? Forse in quella città ci sono cinquanta innocenti. Il giudice del mondo eserciterà forse la giustizia in modo ingiusto? Se trovo cinquanta innocenti nella città di Sodoma per amor loro perdonerò tutta la città"
L'uomo era stato ritrovato riverso sul pavimento, con la scatola del gioco El Grande stretta al petto.
Sul gioco era attaccato il post-it: "Ciò che era El Grande ora è Kingdomino. Ma io non sarò complice!"

Spiegai a Panzarasa tutto quello che sapevo su El Grande, e gli dissi che aveva vinto lo Spiel des Jahres nel 1996, mentre Kingdomino, gioco decisamente più semplice e di taglio family, l'aveva vinto nel 2017.

In casa della vittima trovammo molti vecchi giochi da tavolo conservati in buste sottovuoto, ed altri invece, soprattutto titoli nuovi, distrutti e con le scatole ridotte a brandelli. Nella vasca da bagno trovammo una pila di numeri di IoGioco bruciati con la benzina, e chiusa in una teca, su un tavolino, una prima edizione di Twilight Struggle autografata dagli autori.
Controllando le mail sul notebook scoprimmo che l'uomo faceva parte di una nota gilda del torinese, dalla quale era stato allontanato da qualche mese per "atteggiamenti poco in linea con lo spirito della gilda", e che era piuttosto conosciuto sui gruppi facebook per le sue posizioni estremiste.


Quella stessa settimana quattro pacchi furono recapitati ad altrettante case editrici di giochi. Due dei quattro ordigni rudimentali non esplosero per evidenti difetti di fabbricazione, uno esplose di notte, in magazzino, danneggiando una ventina di scatole, e uno esplose all'apertura, ferendo un collaboratore interinale alla mano e al volto.
Nessuno rivendicò i pacchi bomba ma Panzarasa riuscì a collegarli alla vittima.

Panzarasa chiuse il caso nel giro di qualche settimana, con gran sollievo dei suoi superiori.

I giornali, in assenza di altre vittime, non calcarono la mano, dedicando alla vicenda solo poche righe.
Un uomo morto per le esalazioni di
monossido di carbonio non faceva notizia.
 
Cenammo fuori e pagò Panzarasa.
"Grazie dell'aiuto" mi disse "Credo che io e te non ci vedremo per un pezzo".

Ma si sbagliava.
Si sbagliava di grosso.



Maggiori dettagli sui titoli dell'indagine suMagic Merchant

Le ultime ore del 31 dicembre 2017

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31 dicembre
Ore 19.00

Ultimi preparativi e ultime teglie avvolte nella stagnola prima del capodanno insieme con Viking, RedBairon, mogli e figli.
Io e il Vikingo spammiamo nella chat whatsapp titoli su titoli da ficcare nella borsa ikea per la nottata insieme.
Red è stranamente silenzioso.


Auguri giocatori  ^_^

Alba di Cthulhu : lungo resoconto della prima avventura

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E' una specie di tradizione, quella di trovarmi la sera del primo dell'anno con ErProsciuttaro e Melonia , lo facciamo da un po', non ricordo di preciso quando abbiamo cominciato, ma avevamo ancora le mani sporche della terra di Magic The Gathering.
C'era di diverso, quest'anno, che ci saremmo trovati per giocare di ruolo, invece di un gioco da tavolo.
Oltre, naturalmente, per finire la lasagna della notte del 31.

I giochi di ruolo 30 anni dopo sono molto diversi, e lo sono anch'io, diverso da quel ragazzino che dava fuoco ai formicai con la colla e regalava rose verniciate di nero.

Non è stato un riprendere 30 anni dopo.
E' stato un ricominciare da zero.

Anzitutto mi serviva un buon manuale.
Le mie discriminanti nella scelta sono state:
1-no al fantasy tradizionale orchi-nani-elfi che non amo particolarmente
2-qualcosa che fosse più improntato sull'investigazione che sul combattimento nudo e crudo
Molto utile anche una telefonata con Luca Sulfureo, giurato del premio Gioco dell'Anno e giocatore di gdr.
Ho iniziato con il manuale base dell'Alba di Cthulhu, vincitore del Premio Gioco di Ruolo dell'Anno 2016. Per avere più materiale e dar maggior tridimensionalità alle mie serate, ho comprato il secondo manuale R'lyeh La Città Cadavere e il terzo Le Terre del Sogno.

Sui manuali erano riportate un buon numero di avventure base.

Mi muovo male. Impastato. Sono rigido. Come una vecchia bicicletta del nonno lasciata all'umidità in cantina per 30 anni. Ci va tempo per grattare la ruggine, la polvere, lo sporco in mezzo alla catena. Ma la bicicletta sotto è buona.
Me ne accorgo salendoci su.

Comincio a sciogliermi, a rilassarmi, la pedalata si fa più sicura, sento l'aria fresca della velocità.
Lascio le tabelle e il calcolo dei danni dietro. Riesco a concentrarmi sulla storia, e ad un tratto i particolari, i dettagli, i colori, gli odori, cominciano ad arrivare. Vedo le strade della città di R'lyeh, le pozzanghere sul marciapiede, i miei soci che entrano nella rimessa dell'autonoleggio, il capo meccanico che si strofina le mani con uno straccio lurido, sento l'odore del grasso e degli scarichi delle macchine, ne vedo in riparazione sul carroponte, sento le risate degli altri meccanici chini sui cofani aperti, e appeso al muro vedo un vecchio calendario del 2011 di dagoniane nude...

E arriviamo al 1° gennaio 2018.
E' pomeriggio ed entro qualche ora arriveranno da me Davide e Claudia [ErProsciuttaro e Melonia]. Non ho studiato nessuna delle avventure scritte sui manuali. Ma voglio immergermi di nuovo in quelle visioni, sentire, annusare, leccare.
Prendo il secondo manuale e cerco qualche spunto fra i quartieri della Città Cadavere, ben raccontati fra le pagine, ricchi di dettagli.
Poi prendo un foglio A4, una penna e butto giù un'avventura per la serata, qualcosa che duri un paio d'ore. Mezzora ci metto. Non devo scrivere l'opera omnia di umberto eco. Il foglio che vedete come prima immagine di questo post è l'originale, tutto ciò che mi serve per la serata, una traccia.
Ecco com'è andata.


ATTENZIONE
Introduzione e Retroscena.
Questa parte non deve essere letta ai Giocatori, almeno fin quando l'Indagine non sarà finita.
In questo paragrafo troverete infatti la spiegazione di tutti i retroscena che porteranno poi ai fatti che verranno giocati nell'Indagine.

Fabio B. ha 16 anni e vive col padre  in un piccolo appartamentino a Natsanak. Frequenta l'ultimo anno di liceo, e vorrebbe iscriversi alla prestigiosa Università Cthulhotica di R'lyeh, ma sa di avere poche reali possibilità di farlo, visti i costi molto alti di iscrizione e retta, e che suo padre lavora come semplice manovale nelle Ciminiere.
Un mattino a scuola Fabio viene a sapere che agli Studios a Holywood, nel Distretto 6, il famoso attore e regista Tom Jackson sta cercando comparse e stuntman per il suo nuovo film d'azione, e che gli Studios pagano molto bene. Fabio ha solo 16 anni ed è pelle ed ossa, e non ha alcuna possibilità di essere preso come comparsa, ma a scuola ha anche sentito raccontare della poco ortodossa clinica del Dottor Krijfas. Nella clinica il Dottore oltre che manipolare carne e ossa delle star di Holywood, effettua innesti di tutti i tipi, e così Fabio ha un'idea folle: farsi innestare muscoli, carne e protesi, per superare il provino. Non è un gran piano, si rende conto, ma se tuo padre è un manovale e vivi in un monolocale non hai molte possibilità di andare all'Università Cthulhotica di R'lyeh.

Un giorno esce da scuola e invece di tornare a casa da suo padre prende il Tentacolobus.
Arrivato alla clinica, però, Fabio scopre di aver sottovalutato gli alti costi dell'intervento. Proprio quando sta per abbandonare il progetto, il Dottor
Krijfas presenta al ragazzo un suo vecchio amico, un Goul ex attore di Holywood, molto ricco e altrettanto perverso, che propone a Fabio di pagargli per intero l'intervento chirurgo-additivo, in cambio dei suoi favori sessuali.
Fabio pur riluttante accetta. Il Dottore e il Goul tuttavia ingannano il giovane. Invece di innesti di qualità e protesi di carne rimovibili una volta terminato il film, impiantano a Fabio strati di muscoli morti e a basso costo. Fabio si risveglia quindi ricoperto da una massa di carne molle e fredda, cucita addosso in modo permanente, una specie di orribile culturista freak.
Preso dalla vergogna non riesce a tornare a casa dal padre, e si lascia annichilire nel letto del vecchio e perverso Goul.

Agenzia Private Eye
Inizio con un breve Dove eravamo rimasti? nel quale ricostruisco brevemente il finale e le conseguenze dell'ultima indagine: il Dagoniano [ErProsciuttaro] è stato denunciato per aggressione dal proprietario dell'officina noleggio auto, ed ha dovuto pagare una multa salata e tutte le spese del processo. Nelle settimane successive sono arrivati all'Agenzia pochi incarichi con i quali i due agenti sono riusciti a malapena ad andare in pari con le spese.
La nuova Indagine inizia con il Dagoniano e la Detective nell'Agenzia, a rigirarsi i pollici e a cercare di far quadrare i conti di affitto e bollette. Breve telefonata anonima [sgamata al volo] dell'inquilina del piano di sotto, incontrata nell'indagine precedente, che continua a lamentarsi col padrone di casa per i continui rumori degli inquilini dell'Agenzia.
Si presenta alla porta Marco B., un uomo di 50 anni, che ingaggia il Dagoniano e la detective per ritrovare Fabio, suo figlio di 16 anni, scomparso da qualche giorno all'uscita da scuola.
Interrogato, racconta che Fabio è un bravo ragazzo, che pensa solo all'università"...anche se difficilmente riusciremo a permettercela...", e che non ha proprio sospetti riguardo il rapimento, forse un maniaco fuori dalla scuola, forse gli spacciatori di droga che bazzicano nel parco lì davanti...
L'uomo ingaggia l'Agenzia, al prezzo di 500$ + s50$ pese [acconto 200$].
Il Dagoniano e la Detective decidono di cominciare proprio dalla scuola. Per raggiungerla passano prima dall'officina, ma il capo meccanico gli spara 100 dollari per un catorcio con un solo cilindro funzionante ["Oppure possiamo metterci d'accordo" strizza l'occhio alla Detective] così prendono un taxi.
Il taxi finisce immediatamente in una distorsione temporale, che lo proietta solo pochi metri più avanti sulla strada, ma che fa ribaltare la macchina con un giro di 360°. La Detective sbatte nell'abitacolo ma non accusa, mentre il Dagoniano si vomita addosso ["Da qui in poi avrai un malus di una carta quando parli con qualcuno, finché non ti ripulisci"].

In un modo o nell'altro arrivano alla scuola. Si separano brevemente. Il Dagoniano cerca una fontanella nel parco lì di fronte: 3 di picche -> trovi una fontanella vandalizzata dagli studenti, l'acqua più che uscire gocciola debolmente, ti metti a cavalcioni e impieghi mezzora a ripulirti fra le risate degli studenti. Melonia cerca di entrare nella scuola ma fallisce un test di socialità con un bidello. Trova alcune studentesse su una panchina. Chiede informazioni.
Le studentesse non conoscono il ragazzo scomparso ma raccontano che a pranzo di solito i ragazzi o tornano a casa, quelli che abitano vicino, oppure prendono un panino al chiosco [una roulotte poco distante a forma di nautilo].
Detective e Dagoniano si riuniscono e vanno a interrogare il tizio del chiosco. E' un Dagoniano avanti con gli anni, obeso e col grembiule unto di nero di seppia, che prova immediatamente simpatia per il Dagoniano del Prosciuttaro.
Interrogato, li informa che non può conoscere tutti i ragazzi della scuola, e naturalmente non conosce Fabio. Tuttavia è qualche giorno che un uomo degli Studios bazzica lì attorno alla scuola, per cercare le ragazze più carine e i ragazzi più muscolosi da usare come comparse in un nuovo film. Il paninaro regala al Dagoniano una baguette farcita con un tentacolo ancora vivo [ndr: la roulotte in realtà è un grosso cefalopode con innesti meccanici e motore: il cuoco taglia i tentacoli più piccoli, le escrescenze e i pedicelli della bestia, e li serve ai clienti].
La Detective e il Dagoniano decidono di interrogare altri studenti, ma uno di questi, un bulletto di 14 anni, attacca verbalmente la donna. Ne nasce un diverbio che attira l'attenzione di una volante della polizia in zona. Semplice controllo di documenti [dal quale risulta la rissa del Dagoniano della scorsa avventura]. La polizia si allontana con un "Vi teniamo d'occhio".
A corto di indizi e idee, la Detective e il Dagoniano decidono di fare un salto agli Studios.
Questa volta prendono il Tentacolobus. Durante il viaggio la creatura biomeccanica finisce in una distorsione spaziotemporale che la fa rivoltare come un calzino. Tutti i passeggeri vengono vomitati, saliva compresa, sull'asfalto della strada.
Il Dagoniano ne esce illeso, la Detective si scortica il braccio destro.
L'arrivo a Holywood è tutt'altro che tranquillo: gli Studios sono stati installati al centro di un'area boschiva, circondata da tavolini da picnic e panchine che vengono abitati da barboni, spacciatori e tossici. Un Mi-Go con una grossa chela artificiale innestata prova a rapinare i due eroi, ma la Detective riesce a dissuaderlo puntandogli la Derringer direttamente sul muso. Fugge via. Finalmente giungono agli Studios di Holywood. Vengono immediatamente filtrati dal servizio di sicurezza che protegge attori e registi da fans, curiosi e giornalisti. Tutti gli Studios sembrano blindati.
Non riescono a passare il cordone degli agenti, ma la Detective riesce a strappare interessanti informazioni. Anche l'agente interrogato non ricorda il ragazzo "Ma se non è un Arnold Schwarzeegger dubito l'abbiano preso per il film". L'agente esclude che gli Studios possano prendere un ragazzino magro di 16 anni, e che ogni tanto qualcuno prova la fortuna facendosi impiantare degli innesti additivi nella clinica del dottor Kriifas. Non sa dove si trovi la Clinica, ma se si è fatto operare sicuramente deve trovarsi in una stanza di degenza di Madame Boulevar a Mozzatorre.
Il Dagoniano e la Detective prendono il Tentacolobus per Mozzatorre.
Il vecchio controllore del Tentacolobus [carta girata: Asso] scambia il Dagoniano per un ex attore di Holywood caduto in disgrazia del quale in gioventù ha visto tutti i film, e così gli regala un carnet di 10 biglietti.
Poco dopo il Tentacolobus finisce in un'altra distorsione, e vomita di nuovo tutti i passeggeri sulla strada. Il vecchio controllore abbraccia il suo idolo per proteggerlo, così che il Dagoniano ne esce illeso. La Detective invece cozza contro un cestino dell'immondizia e si procura una ferita lieve al braccio destro.
"D'ora in poi avrai un malus di una carta quando lo usi, compresa estrazione e fuoco con la Derringer".
Arrivano a Mozzatorre, trovano dove abita Madame Boulevar che però li informa che non gestisce più le stanze di degenza [sono state appaltate ad un'altra donna] e che ha convertito le sue in stanze di piacere, per coppiette e amanti. Interrogata risponde che: sì, ha visto un ragazzino operato da poco con strani muscoli innestati, in compagnia di un vecchio Goul danaroso. Sono nella stanza al primo piano, quella porta in cima alle scale.
I due Agenti corrono su per le scale e colpiscono la porta intimando di aprirla immediatamente.
Un vecchio Goul in camicia, nudo dalla cintola in giù, apre la porta.
Il Dagoniano: "Gli tiro un calcio dritto nelle palle". Gira una carta. Esce un K che significa +10 e una cosa negativa
"Colpisci il vecchio Goul alle palle con un calcio così potente da sollevarlo da terra, ma il calcio è così forte da fargli sputare la dentiera. Ti prende in faccia, tu ti sbilanci e rotoli giù dalle scale".
La Detective scavalca il Goul ed entra in casa e trova finalmente il ragazzo, ridotto a un culturista freak, nudo in un letto, in lacrime.


Okay, spero siate arrivati fin qui [ma non vi biasimo nel caso abbiate saltato].
Ho trovato molte cose migliorabili in questa storia. Devo migliorare gli intrecci, la storia aveva praticamente una sola direzione. Devo sviluppare meglio gli incontri e come ad esempio gli investigatori risolvono la storia [qui è stata tutta un Interroga tizio che ti racconta un pezzetto].
Devo sviluppare le abilità dei personaggi [e qui devo lavorarci secco, sono stato molto scarso].
Devo rivedere alcune schede valori.

Per il resto ci siano davvero divertiti un sacco, l'avventura è durata poco meno di due ore, quindi un tempo perfettamente gestibile, ma spente le luci e messo nel letto me la sono portata dietro, in testa, e anche nella scrittura di questo report mi sono ritrovato a sorridere parecchie volte.

Il miglior commento per la serata passata insieme, qualche giorno dopo che ci siamo rivisti al bar, mi è arrivato da Melonia: "Per me possiamo giocare solo all'Alba di Cthulhu anche tutto l'anno, Andre".Grazie della serata, ragazzi.
E un grazie agli autori del gioco, per quello che hanno costruito.


Trovate L'Alba di Cthulhu e altre storie che potrete portarvi sotto il piumone da Magic Merchant

Le creature speciali che ho incontrato mentre attraversavo il bosco nel 2017

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Uscito che ero da quel bosco, con le gambe graffiate dai rami, dalle foglie del pungitopo e dalle ortiche, col fango sotto le suole, e spighe affioranti nella mia barba riccia e unta dei morsi dati all'amanita muscaria, della quale mi sono nutrito per pura disperazione, insieme a ghiande, marroni e bacche blu simili al mirtillo ma acide, nelle notti vomiche che la luna si specchiava nel fiume, ho avuto visioni allucinogene, deliravo e ripetevo demente che 2017 è un numero primo e non va sottovalutato nè deriso con "Ti dividi solo per te stesso", forse era il fungo dal cappello rosso spolverato di grani di sale, o forse invece proprio il bosco, antico e magico sciamano.
E allora vi racconterò delle creature che ho creduto di incontrare in quel bosco, quelle che mi hanno accompagnato le notti in cui ero solo e pensavo che non ne sarei mai uscito vivo, fra lo stormire delle foglie, e lo spiarmi di alcune bestie piccole nel buio, e di certi uccelli notturni rapaci con occhi di rame.
Le visioni riguardano me e altri esploratori del sogno di cui avrete letto le gesta, avatar più che persone, chimere in involucri di carne.
A ognuno il racconto della sua allucinazione.

VIKING
1- Gloomhaven
La visione più forte e nitida, gigante come un orso la cui zampa fa tremare la terra e frantuma la roccia. Non ha rivali nè predatori naturali nel bosco del 2017. Il Vikingo punta il dito tremante.
Non so più cosa sto guardando.
2- Quoridor
Una bestiola rannicchiata e maligna, antica come il serpente aspide della regina del Nilo, e altrettanto letale. Quo Ri Dordalla criptica lingua navajo: Sciacallo Senza Occhi. Al secondo posto fra i sogni rem e gli incubi ad occhi aperti.
3- Kepler 3042
La montagna dalla roccia calda, nelle cui viscere sulfuree l'acqua che sa di zolfo si raccoglie in pozze, cura l'uomo dalle ferite alle ossa, dai dolori dell'età, e dal peso dei pensieri.
La montagna segreta al confine di due tribù rivali.

Fra gli incontri speciali:
Avalon Resistance da giocare davanti al fuoco abbracciati alle mogli
L'Ultima Torcia da giocare con il figlio, per allenarlo alla caccia, e mostrargli il mondo ora buono ora terribile.

REDBAIRON
1- Arkham Horror LCG
"Ci ho giocato 4 campagne base +2 Dunwich + parte Carcosa. Mi ha preso un sacco. Mi piace la struttura a bivi, il fatto che se perdi lo scenario continui la campagna, il background e il deckbuilding tosto ma non spinto (nel senso che non devo sempre modellare il mazzo tra uno scenario e l'altro ma solo aggiungere poche carte più forti.
Per me top dell'anno a mani basse sugli altri"

by Redbairon
2- 7th Continent
"Sono a circa 25 ore di gioco. 7th Continent è riuscito dove Time Stories ha per me fallito. La storia è di contorno ma porca tr**a è un mondo, un puro gioco di esplorazione e sopravvivenza, tesori, nemici, enigmi, cibo, armi, un mondo da esplorare e scoprire. Devi osservare e usare al meglio i pochi oggetti che hai. Livelli e art delle carte splendidi. Un'esperienza (che è oramai quello che cerco in un gioco al di là dell'aspetto puzzle, punti, ecc ecc"
by Redbairon

3- Scythe
"German con pochi tempi morti, le fazioni sono asimmetriche ma di quell'asimmetria leggera, che riguarda solo il giocatore attivo (nel senso che non devo conoscere al meglio tutte le fazioni in gioco, come Starcraft per dire). Mi piace l'idea degli obiettivi comuni e il sistema di punteggio. Materiali molto belli"
by Redbairon
4- Orleans
 "Appena fuori dal podio. Sarà sempliciotto ma giocarlo mi ha divertito parecchio. E' un bag building che funziona davvero, dinamico, vario, con opzioni diverse sul tavolo"
by Redbairon


ERPROSCIUTTARO
1- L'Alba di Cthulhu [GDR] 
Poche sorprese sul gradino più alto del podio: era da tempo che ErProsciuttaro e Melonia, perennemente in cerca di storie ed emozioni, più che di meccaniche ben oliate, meditavano un indietrotutta ai GDR. L'Alba di Cthulhu si è dimostrato un sistema capace di raccogliere il ricordo dei fasti degli anni '80, semplice da apprendere, flessibile, che permette la giusta dose di realismo e ampie digressioni nella follia innominabile.
Vittoria senza appello. E vi sto trattando bene.


2- Il Sesto Senso
Era piaciuto senza riserve, il gioco dello spirito tormentato che chiama a sè i medium, per risolvere il caso del suo delitto violento. Forte del motore di Dixit, Il Sesto Senso conquista la seconda preferenza dell'uomo che vive fra i mondi-disco di Terry Pratchett e i Prinny di Disgaea.
Un voto imprevedibile come l'uomo che gli ha puntato addosso il dito.

3- 3 Segreti
A chiudere il trittico narrativo un gioco forse minore, nella dimensione e nel tam tam mediatico, ma capace di innescare al tavolo chiacchiere macabre e irresistibili carneficine fra amici. Giocabile dappertutto, 3 Segreti ha il merito di non smussare gli angoli, di essere schietto, ruvido, mennen, scorretto come un peto in pasticceria, per un pubblico che cerca contenuti forti.
Menzioni speciali: Deckscape e Exit La baia abbandonata

MELONIA
1- L'Alba di Cthulhu [GDR]
Non stupisce neanche la scelta della Sacerdotessa del Filler, che premia il GDR della Serpentarium sopra qualunque altra cosa messa sul tavolo quest'anno. Il manuale dell'Alba di Cthulhu, che racconta
dell'isola di R'lyè e mette i giocatori nei panni di agenti squattrinati di un'Agenzia Investigativa alle prese con furti, sparizioni, rituali immondi, rapimenti, sieri, tentacoli e varicocele, fa asso piglia tutto al banco, lasciandoci la consapevolezza di aver appena grattato la crosta in superficie.
2- Dixit
Un classico, riscoperto e giocato senza pensieri, anzi chiacchierando di lavoro, di mutui a tasso variabile e paturnie quotidiane.
Melonia stupisce con il suo Dixit anacronistico e se ne fotte del vostro spalancar di mandibula.
3- 3 Segreti
Scelte molto simili a quelle del marito. Anche Melonia premia il tascabile 3 Segreti, per la violenza di cui è intriso, e per essere così politicamente scorretto in una valle di unicorni rosa.
Fuori dal podio per un soffio Mythos, con la promessa però di riprenderlo e rigiocarlo tutto al più presto, e chissà non vederlo fra i primi 3 l'anno prossimo.

Le creature speciali del Dado Critico [coccarda virtuale 2017]
E' stato un anno intenso, sotto tutti i punti di vista, con acquazzoni improvvisi di quella pioggia fitta che sembra bucherellarti la pelle, e raffiche di vento ruvido. C'è stato anche bel tempo, e ci sono stati anche piante, fili d'erba sotto i piedi scalzi, fiori e insetti impollinatori.
Ho provato e giocato molti titoli dei quali non ho scritto, non ancora almeno, per pigrizia, per stanchezza, e per altre ragioni. Titoli pregevoli come La Festa di Odino, Scythe, Grand Hotel Austria, Il Padrino, Bruxelles 1893.
Rimedierò, perchè scrivere mi piace, è faticoso ma rilassante.
Come le altre volte, non ho buttato giù una classifica dedicata solo alle novità, ma la lista nuda e cruda dei giochi che mi hanno divertito di più questo 2017, non importa se vecchi o nuovi.
 
1- Kepler 3042
Il gradino più alto del podio se lo conquista con i denti e con le unghie Kepler-3042.
Le ragioni: è un 3X che io preferisco al 4X, ha una bella ambientazione che in qualche modo rende l'idea dello spazio come alcuni vecchi film di fantascienza di 20 anni fa, ha una programmazione sulle medie-lunghe distanze appagante senza esser cervellotica, la plancia giocatore è molto ben fatta, ha un set di regole semplici, è un peso medio facilmente intavolabile, e a parte la bassa interazione non ci trovo grossi difetti.
2- Lorenzo il Magnifico
Non credo stupisca nessuno trovare 3 german su 5 nella mia classifica personale, visto che questo è il genere che preferisco, e io sono assolutamente di parte e poco obiettivo nelle mie valutazioni.
Non c'è bisogno che spenda molte altre parole su Lorenzo Il Magnifico, visto che il titolo ha fatto un gran parlare di sè lo scorso anno. In gioco si è dimostrato un bel german solido, pulito, senza fronzoli o sbavature di sorta.
3- Arkham Horror LCG
Sono un german-man in a german-world, ma non sono insensibile alla bellezza. Uno dei titoli che ho giocato di più con Vik e Red quest'anno, Arkham Horror LCG, ha un bel deckbuilding, serio ma non pesante, ottime illustrazioni, belle avventure costruite succulente.
Per me il miglior non-german dell'anno, e la vera novità 2017.

4- Wendake
Il tempo ha remato contro, così che non siamo riusciti a far più partite a Wendake, e quindi non me la sono sentita di portarlo in top3.
Indubbiamente il german più ciccio fra quelli in classifica, e fra quelli più giocati quest'anno. Tanta roba, persino esagerato nella componentistica tracimante, nelle mille accortezze per renderlo rigiocabile, nel tripudio di token e tesserine e bonus e punti fragola.
Ecco un difetto voglio trovarglielo, forse un po' tante icone sui tasselli, che richiedono dedizione al titolo prima di assottigliare il tempo di gioco e sbirciare il glossario del manuale.
Un signor German serio e grosso. Provatelo e compratelo serenamente, voi che leggete e piazzate i lavoratori perchè fa parte della vostra natura: non ve ne pentirete.
5- Warstones
Io lo definisco un Summoner Wars con la schicchera [e ho dei nemici per questo].
Poche regole, una bella meccanica snella, illustrazioni e fiches al top, un gioco diverso dal solito che fa breccia nel cuore di tutti quelli che lo provano.
Qualche piccolo difetto nella realizzazione hanno fatto mancare un capolavoro del suo genere.
Nuovi eserciti all'orizzonte.

Okay, questi erano i primi cinque, quelli che mi sono rimasti di più, che mi sembrava giusto premiare, e che spero di rigiocare velocemente.
Insieme ai pezzi grossi vorrei anche segnalare altri giochi, con piccole onorificenze virtuali.
Premio Speciale "La miglior serata del 2017": L'Alba di Cthulhu [GDR].
Mi accodo a quanto detto da ErPro e Mel. L'Alba ha lasciato un segno indelebile su di noi. Sempre sul mio comodino per leggere e approfondire.
Premio Miglior Monster Games 2017:Forbidden Stars
 A noi il monster ci serve come il pane. Lo teniamo in un cassetto. E quando serve lo tiriamo fuori.
Quest'anno Starcraft ha ceduto il timone.
Premio Filler dell'Anno:Level 9
Prestato un paio di mesi dal Vikingo, si è rivelato l'underdog, e uno dei filler più giocati, il vero Sbabbanator2000.
Si spiega in 2 minuti e si gioca in 10, ed è dimostrato scientificamente che è impossibile giocarci una partita senza giocarne subito un'altra dopo. Scettici? Lo ero anch'io.
Premio Miglior Gioco da giocare con le mogli:Resistance Avalon
Mai più senza, sempre con noi, quando io, Vik e Red ci troviamo con mogli e figli, Avalon ha trasformato semplici sabati sera pizza in serate di menzogne epiche e facce di bronzo.
Premio Miglior Gioco per mia figlia: Celestia
Gioco protagonista del 2017 di mia figlia, non molla centimetri ai suoi inseguitori.
Dietro di lui Imagine, e poi pari merito Dixit e Happy Salmon.

E siamo arrivati alla fine, alle ultime 3 righe.
Vorrei ringraziarvi, voi lettori, per i molti commenti, per i feedback e per la molta compagnia.
E vorrei, con l'occasione di questa classifica o lista dei buoni, ringraziare gli autori, che mi permettono di "comprare belle serate" a buon prezzo, e non è cosa da poco, avere pillole di buon umore, pasticche per star bene senza contro indicazioni, sesso mercenario per il cervello.
Grazie.
E benvenuti nel 2018.

Classifiche, panettoni, spumanti e giochi del 2017 su Magic Merchant

Mi dica se le fa male

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Siamo in macchina in direzione Chiarvesio, e io non ho dietro nessuna torta, nè vassoio di sfogliatelle per festeggiare la mezzanotte e i miei 44, nè io nè Redbairon, che intanto sdottora sulle differenze fra Pandemic Legacy e Chartertone dal sedile del passeggero, mentre la macchina divora la notte un boccone alla volta.

Negli ultimi tre giorni ho pensato soltanto alla spalla, e a dove trovare un fisioterapista, stregone, sciamano, chirurgo nazista, capace di riavvitarmela, e far cessare il fottuto dolore che mi dilania da 15 giorni, nonostante dosi di antidolorifici da dottor House. Non ho amici in campo medico, conosco solo inutili giocatori, così che la verità finalmente mi è chiara: quando il dolore sarà insopportabile conoscere il campione italiano di Ticket to Ride mi servirà come una supposta a un senzaculo.
Forse avrei dovuto aprire un blog diverso, quattro anni fa, La Sciatalgia Critica, e farmi qualche buon amico in grado di aiutarmi nell'inesorabile affondare nei dolori dell'età.
Non avevo ganci, dicevo.
Alla fine ho chiesto ad A. che vive per il calcio, che segue persino il campionato africano, che tiene le foto dei calciatori appese alla scrivania, e che finito il lavoro da impiegato allena una squadra amatoriale.
"Io quando uno dei miei ragazzi si strappa lo porto dal dottor..."
In verità non è un dottore ma un osteopata. Non so di preciso di cosa dovrebbe occuparsi un osteopata, ma A. vive per la sua squadra, e se ci porta i suoi da anni, probabilmente è uno che risolve.
Sono nel suo studio quello stesso pomeriggio. L'uomo ha la mia età, un camice azzurro e gli zoccoli. Mi fa sedere sul lettino.
"Fa male se tocco qui?"
"Latuamadreputta..."
"Okay, fa male"

A fine visita mi scuso per la lunga serie di insulti ai suoi cari.
"Si figuri" mi sorride. Poi mi chiede 70 euro, e mi dà appuntamento per la settimana successiva. 

Parcheggiamo davanti a uno dei peggiori bar di Caracas. La macchina di Viking arriva pochi minuti dopo, parcheggia dietro la nostra. Il gigante dinoccolato scende, scoraggiando un paio di guappi da bar che già ci avevano adocchiato.

Dieci minuti dopo siamo sullo zerbino di Andrea Chiarvesio. 
"A mezzanotte e mezza massimo vi caccio" ci avverte prima di farci entrare "A me ci vanno almeno 8 ore di sonno, con voi ne farò solo 7, ma devono essere 7, non una di meno".
"Non ti faremo far tardi"dico.
Ma certe cose non le puoi cambiare.

Casa di Andrea è come te la immagini quando sei un giocatore e lui un autore col nome sulla scatola. Libri dappertutto, fumetti d'autore autografati, giochi da tavolo, mazzi di carte in ogni angolo. Sulla mensola del bagno puoi trovare un piccolo mancala in ebano, un mazzo di tarocchi e un libro sulla crittografia al tempo degli etruschi.

Cominciamo con Raiders of the North Sea, che ho provato la scorsa estate con il clan dei pescaresi, e che mi è appena arrivato dai soci per il compleanno. Strappiamo il cellophane e defustelliamo in diretta. Redbairon si è studiato il pdf del regolamento in inglese. Io e Chiarvesio l'abbiamo già giocato. Viking fa il piangina che è l'unico a non saperne un mazzatubo.

Il turno è rapido: 10 secondi a testa, piazzi un trippolo e ne ritiri un altro, per un totale di due azioni a volta.

I materiali sono ottimi: la scatola del gioco è piccola, il tabellone parlante, le risorse sono in legno, le monete in metallo, pochi token in cartone.
Le illustrazioni dei vichinghi sulle carte sono di rara bellezza, sembrano tratte da un film della Pixar.

Il gioco prevede anche l'uso di due dadi, ma si tratta di bonus punti, che non dà fastidio, ed è anche parzialmente controllabile lavorando sul tracciato militare.

Il gioco è dipendente dalla lingua per via delle carte. Testo ce n'è poco, vedi foto, ma se non parlate una sola parola di inglese potrebbe essere un problema.
Come ho scritto la volta scorsa, sarebbe bello che qualche editore italiano lo mettesse a catalogo.

L'interazione è indiretta sul tabellone e diretta sulle carte. Usare al meglio le carte fa la differenza fra vincere e perdere.

Difetti? Una certa ripetitività nel raccogli da una parte per spendere dall'altra, tipica in questo tipo di giochi.

La partita in quattro giocatori dura un'ora e mezza, e si conclude con la vittoria del Vikingo.
Ci attestiamo tutti fra 28 e i 35 punti.

Finiamo che manca poco alla mezzanotte.
Butto l'esca. In gergo: pasturo.
"Troppo tardi per un bel Clank! ?"chiedo

Chiarvesio esita, vacilla, tentenna, combattuto fra le 7 ore di sonno e la passione del gioco, come potrei esitare io, a infilare il braccio dolorante nella scollatura calda di una donna.
"Va bene" decide alla fine "Ma giocata sportiva, eh ragazzi, senza pensarci troppo".
Lo scorpione punge la rana mentre sta attraversando il fiume.
E' la sua natura.


Mentre loro apparecchiano labirinto e drago, io vado in bagno.
Metto la palla da tennis sul pavimento.
E mi ci sdraio sopra, fra spina dorsale e scapola destra. Uno degli esercizi suggeriti dall'osteopata.
Il dolore arriva come una coltellata in un vecchio film di Dario Argento, quando non faceva ancora recitare la figlia, e il cinema horror italiano aveva una certa dignità.
Conto i secondi. Uno, due, tre, quattro... Il dolore diventa un liquido caldo. Sento una debole scarica che mi corre in mezzo al braccio. Chiudo gli occhi. Penso: sono sdraiato nel bagno di Andrea Chiarvesio e sto per morire. Troveranno il mio cadavere e l'autore di Kingsburg dovrà spiegare alla scientifica perchè sono crepato nel suo bagno a mezzanotte con una pallina da tennis ficcata nella schiena.
Va un po' meglio.
Torno dagli altri.
Cominciamo Clank!

Una discesa di ladri nel labirinto del Drago per 2-4 giocatori, di Paul Dennen, edito da Raven Distribution, per 30-60 minuti, gioco che ha fatto un gran parlare di sè qualche mese fa.
Clank! mi ha incuriosito sin dall'uscita, mi ero ripromesso se non di comprarlo a scatola chiusa almeno di provarlo a scrocco da qualche amico, ma sono stato lento a cavalcar l'onda, e come accade 9 volte su 10 con i giochi da tavolo, sono arrivati altri 993383 giovani titoli, e Clank! è finito seduto in panchina, fra le mie riserve, fra quelli: "Sì, un giorno, magari....".
Finchè un giovedì che molte cose erano andate storte, l'ho visto piantato sulla rastrelliera, e me lo sono comprato per aggiustarmi la giornata, perchè io sono un anima semplice: un gioco da tavolo o un pizzicotto a mia moglie mentre sale le scale, e il cielo mi sembra un po' meno grigio.

Disclaimer sul deckbuilding.
Contrariamente ad altri blogger e vlogger, io non sono un gran amante di questa meccanica, anzi spesso il ripetitivo rimescolare mi fa sbadigliare in maniera selvaggia, specialmente se non vedo il gioco sotto ma soltanto la meccanica nuda e cruda.
Per dire: amo Star Realms ma lo preferisco su Ipad, che mescola al posto mio.

Il tavolo con Viking, Redbairon e Chiarvesio, quindi, è un foglio bianco da scrivere: ho sentito un gran bene di Clank! ma non amo il deckbuilding, la compagnia è ottima ma il male al braccio mi fa vedere sorci rossi [che è il terzo stadio dopo quelli verdi e quelli gialli].

Scopo del gioco: scendere nel labirinto del drago ed arraffare tesori il più velocemente possibile, perchè il drago ha il sonno leggero come le guardie del Mossad ed altrettante belle maniere.

Facciamo rumore, qualsiasi cosa facciamo, compreso respirare, e la grande bestia squamata ci ha fiutato, come uno squalo una goccia di sangue nell'oceano, ed ha cominciato a risalire i tunnel, e non per darci un buffetto.

Dobbiamo fare presto ma i cunicoli sono stretti e sorvegliati dai goblin, e costruire un motore di carte efficiente e situazionale tutt'altro che semplice.

Pausa di mezzanotte!
Auguri Dado! Quanti sono quarantaquattro? Mizzeca sei più bianco che nero sulla barba.
Ma non ce l'abbiamo uno spumante del lidl, pure un asti tosti? A tre isolati c'è quel bar malfamato, possiamo scendere e brindare, ce l'avranno una bottiglia di Cynar del 1986. Magari arriva pure la narcotici a farti gli auguri, Dado, hai visto il tizio che fumava sullo scalino del bar, sembrava uno del cartello di Cali di Narcos.
Boh, giochiamo, dai.
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Fine dei festeggiamenti.

A tradire il gruppo proprio Chiarvesio, che annuncia: "Ho preso abbastanza, io esco"e corre via.
Vigliacco. Quasi quasi torno in bagno e gli fotto il balsamo all'avocado e il libro sugli etruschi.

CLANK! Onomatopea del terrore.
Parte il countdown, le carte in mano non bastano, i goblin cominciano a gridare nei tunnel, il drago pianta le zampe e risale dall'inferno, le torce si spengono per il gran frullar d'ali, e cresce la paura di non farcela.
A spuntarla, a sorpresa, l'uomo con un braccio di legno e un blog sbagliato, che raggiunge Chiarvesio all'uscita del dungeon.
Il drago raggiunge Red, che non fa tempo a dire nulla, neanche a criticare il gioco [perchè non è agricola nè puerto rico e quindi meriterebbe la gogna a prescindere]. La prima artigliata lo sventra, la seconda lo sgozza, la terza solo per infierire sulla carne trita. Muore perdendo il diritto a reclamare i tesori.
Il drago si mette in coda al Vikingo che corre con la cayenna al culo, e mentre corre arraffa pure tesori al volo.
"Forza Vikingo, manca poco!!!" gli grido.
Il drago gli affetta centimetri d'aria proprio dietro la nuca. Resisti Vik, manca poco, manca po...
La zampata lo decapita. Ma è oltre la linea buona. Gareggia ai punti. Anzi vince proprio il Vikingo.
Al secondo posto Braccio di Legno 44.
Gran bel peso medio, Clank!, che fa del deckbuilding un motore funzionale, vario, divertente. Perfetta la durata, con 90 minuti adeguati per 4 giocatori, belle le illustrazioni delle carte e bello il tabellone con doppio livello.
Ben articolato il labirinto, in modo da costringere i giocatori a comprare movimenti, chiavi, punti forza, ferite prendi e porta a casa. Il livello di difficoltà, inteso di sopravvivenza nel dungeon, non mi è sembrato eccessivo, detto naturalmente che gli oggetti migliori stanno ai piani bassi, ma più scendi in profondità più sarà lunga la risalita. Interessantissimo il trick del primo giocatore che innesca il countdown, così che devi sempre tener d'occhio chi sta indietro sul percorso.
Nota: il gioco è dipendente dalla lingua per via le carte, che sono una marea, consigliata la versione italiana. Una certa inevitabile dose di alea.

Bella sorpresa Clank!, avevo mezzo pensato di venderlo al Vikingo e invece me lo tengo [glielo sto facendo sapere con questo post].

Chiarvesio ci sbatte fuori di casa all'1.30, e attraverso la porta lo sento lamentarsi che tanto lo sapeva come sarebbe finita...
Prima di tornare a casa ci fermiamo alla roulotte dei panini.
Offro un panino fottifegato ai soci.
Cazzeggiamo ancora un'oretta.

Sono a casa.
Due bei pesi medi, stasera, gran bella serata, rifletto.
Prima di andare a dormire mi sdraio di nuovo sulla pallina da tennis, in bagno. Poi butto giù un antidolorifico e tre integratori alimentari a base di artiglio del diavolo [sulla scatola: DOLOR STOP], e mi spalmo la spalla col Voltaren.
Mi infilo sotto il piumone.
Mi stringo il braccio nel buio.
Male cane...

Antidolorifici e Clank! su Magic Merchant

In cauda venenum

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In cauda venenum è una locuzione latina il cui significato letterale è: "Il veleno è nella coda". La frase nasce riferendosi allo scorpione, che in sè sarebbe poco pericoloso, ma ha per l'appunto la coda velenosa.
L'espressione è usata in senso figurato per significare che il momento finale di qualcosa è quello più difficile.
Wikipedia - Treccani

In Alto i Calici è un gioco discreto. Non è il capolavoro che tutti i giocatori dovrebbero avere sulla propria mensola, pena l'estromissione dalla categoria per manifesta incompetenza, e sassaiola di pomodori, che ne so: un Le Havre.
Anche senza l'etichetta di pietra miliare, tuttavia, se usato nella maniera corretta, vi terrà compagnia nelle tavolate larghe delle feste e vi farà passare una mezzora piacevole con i vostri amici, il sabato sera dopo la pizza.
Poi, facilmente, quello stesso sabato sera, giocherete anche ad altro.
Perchè in Alto i Calici non è attore protagonista, è comparsa, una di quelle oneste, che fanno il loro lavoro, che nel film combattono accanto all'eroe, e che non si accoppiano mai con la bella principessa, ma magari un limone ad una delle ancelle glielo tirano.
L'idea era molto buona: una roulette russa costruita con calici di vino drogati con arsenico o con gocce di antidoto, da nobili di famiglie rivali e parenti serpenti riuniti attorno allo stesso tavolo. Purtroppo nel tentativo di rendere l'intossicazione di massa poco prevedibile e conservare una certa dose di incertezza nei sorsi, perfettamente coerente col tema, l'autore deve aver calcato un po' la mano, e così il gioco ne è uscito poco controllabile. Nessuno porterà il calice alle labbra certo al 100% del suo contenuto.
Neanche Otelma.

Succede a molti scrittori di romanzi gialli: sono così terrorizzati dall'idea che i lettori possano risolvere il loro delitto cinquanta pagine prima della fine del libro, da farcire la storia con bivi narrativi, flashback sull'infanzia dei protagonisti, finti colpevoli, lettere bruciate e mozziconi sporchi di rossetto lasciati sul luogo del delitto da marinai con la barba.

In verità In Alto i Calici , 30 minuti circa di durata, edito da Horrible Games, ottimo nei materiali, sia i calici che le carte, ha poche regole e si spiega in 3 minuti.
Le azioni che potranno fare i vari  Giuda Escariota e Lucrezia Borgia sono:
1- lasciar cadere segretamente una goccia in uno dei calici [vino, veleno o antidoto]
2- annusare il profumo del vino [guardare nel proprio calice]
3- scambiare il proprio calice con quello di un altro
4- ruotare TUTTI i calici di una posizione, in senso orario o antiorario
5- chiamare un brindisi.
Tuttavia pur nel leggero rimestamento di coppe e intenti assassini, l'incertezza rimarrà alta.
Insomma non ti puoi fidare di nessuno. Mai.

Fuori Torino.
Sono un animale territoriale. Marco il territorio con l'urina. Ecco perchè bevo tutta quella birra.
E venti chilometri fuori Torino e mi sento già nel territorio di qualcun altro.

E' sabato pomeriggio e dovrei essere altrove.

Sono in macchina, parcheggiato di fronte al campetto di calcio di un oratorio, con StaiManzo sul sedile del passeggero, e due caffè nei bicchierini di carta appoggiati sul cruscotto. Abbiamo preso i caffè da portar via in un bar con più videoslot che clienti.
"E' un appostamento? Dobbiamo spiare il prete?" mi chiede.
Osservo il Don Camillo col fisico da Peppone, col fischietto appeso al collo. 
"No"
"E allora non è una buona idea stare parcheggiati davanti a un campetto dove giocano dei ragazzini"
"Hai ragione"

Finiamo i caffè.
Cambiamo posto. Vista strada.
Restiamo in macchina.
Continuo a massaggiarmi la spalla.
"Te la sei rotta sciando?"
"No. Mi fa male"

Non ho voglia di raccontarla di nuovo.
"Quindi è un appostamento?"ripetedopo qualche secondo
"Sì"
ammetto
"Chi stiamo cercando?"
"Un truffatore"


Incrociando facebook e google street puoi trovare chiunque.

Finalmente lo vedo.
Mentre carica alcune borse nel bagagliaio della macchina, col telefonino premuto contro la spalla.
Carica le borse. E non ci pensa.

"Se vieni morso da un serpente, incidi col coltello e poi succhi via il sangue, succhi e sputi"
"Lo facevano vedere nei film. Sono morte delle persone per 'sta minchiata".

E' passato un anno. Il tempo necessario per far saltar fuori tutte le sue balle, tante da riempirci un autoarticolato. E il finale è stato addirittura pirotecnico, ed è così che ho scoperto il significato di in cauda venenum.
Ha mentito a tutti, mentito da vero fuoriclasse, guardandoci negli occhi e giurando sulla testa dei suoi figli.
"Allora sei tu quello sbagliato, Andre"osserva StaiManzo"Non devi mai fidarti di chi giura sulla testa dei suoi figli, MAI MAI MAI. Hai mai sentito una persona onesta giurare sulla testa dei suoi figli? Solo i delinquenti lo fanno"

"Andiamocene. Avevo solo bisogno di vederlo"
In Alto i Calici
Fai punti SE rimani vivo, SE il tuo nemico giurato muore avvelenato e SE sei il giocatore con più vino nel calice.

"Fidati, Andre, bevi, solo vino, lo giuro sulla vita dei miei figli"

Serata da amici.
Pizza fatta in casa. Più cruda su un angolo, più bruciacchiata sull'altro.
La adoro.

Lascio cadere due gocce nel calice di Maurizio. Vino. Ma lui crede veleno. E infatti puntuale aggiunge una goccia di qualcosa e poi scambia col mio. Tutto bene.
Se non che Francy insospettiva dal correre del calice, lo sposta davanti ad Eleonora.

Ai bambini piace.
Con loro vince proprio il complottare segreto raccontandosi le mosse nell'orecchio, vince l'incertezza, la confusione di bicchieri buoni e avvelenati che si scambiano e che corrono da una parte all'altra, e l'effetto finale, quando ognuno rivela di fronte a sè il contenuto del bicchiere, e magari scopri che alla nonna di 91 anni vanno 5 segnalini veleno.
"Ma che vi ho fatto?"

Per quanto riguarda i gamers, facilmente ne patiranno il poco controllo, e il turno finale, che penalizza certe posizioni al tavolo, senza grosse possibilità di risposta alle azioni degli avversari.
In Alto I Calici va giocato come una roulette russa, sotto le feste o a capodanno, o come un push your luck, in maniera molto leggera e caciarona, coinvolgendo al tavolo anche mamme, bambini e avvelenatori occasionali.

Fuori Torino [2]
 Riaccompagno StaiManzo.
Non un gran pomeriggio insieme, e me ne prendo tutte le colpe.
"Ti senti meglio?"mi chiede
"La spalla continua a farmi male"
"Intendevo adesso che l'hai visto"
"Mi avrebbe fatto star meglio vederlo con una gamba ingessata, o seduto fuori da una chiesa col cartello HO FAME"
"Non avvelenarti il sangue, Andre, tanto siete in mezzo con gli avvocati, tu cerca di voltare pagina"
"Incido, succhio e sputo"
"Non funziona"
"Ci sentiamo per un caffè, un 'altra volta, senza giri strani, promesso"

"Meglio, va" 
Scende.
Me ne vado.


In Alto i Calici e nasi bugiardi su Magic Merchant

Le mani che modellano l'argilla

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Raggiungo la testa del serpente azzurro dentro il navigatore.

La clinica è in collina. Arrivo in anticipo. Che è già buio.
Attorno solo villette private protette da muri di cinta, telecamere e cani al cancello. Non c'è un cane sotto i 40 chili, e che non sembri un discendente di Cerbero.
Parcheggio a ridosso di un fitto bosco di alberi neri.
Sono un'ora in anticipo. Come ho già raccontato, mi muovo male quando esco da Torino.
Spengo i fari e aspetto che un maniaco venga a farmi fuori dal bosco.  

Un'ora dopo entro nella clinica. Il medico viene a prendermi nell'atrio. Gli sguardi delle infermiere dell'accettazione mi trapassano. Finalmente realizzo. Non mi farà nessuna infiltrazione alla spalla, il medico è stato radiato dall'albo, in quella clinica espiantano organi per venderli a vecchi miliardari malati, le interiora le danno ai cani delle villette, seppelliscono i corpi nel bosco, sono fottuto.
Mi fa passare fra un cambio turno e l'altro. La visita dura quasi un'ora.
L'infiltrazione alla spalla mi dà un po' di sollievo.
Comprensibilmente i primi giorni senza antidolorifici sono piuttosto dolorosi. Come piantarsi una forchetta sotto l'unghia, e poi picchiare contro il manico con una scarpa. Secondo il medico oramai sono assuefatto e le controindicazioni superano i benefici.
Socialmente poi il dolore è tollerato soltanto se rapido. Dopo un po' che hai male le persone attorno si rompono i coglioni. Se racconti a qualcuno che hai una terribile emicrania e la notte prima non hai dormito, vieni compatito. Il quinto giorno di mal di testa e notti insonni ti dicono: "Beh, mal di testa, Andre, chi non ce l'ha al giorno d'oggi un po' di mal di testa, bisogna anche saper sopportare un pochettino, eh".

E venne l'esercito

L'evento è al Jolly Joker, board game cafè del torinese che da qualche anno è diventato luogo di pellegrinaggio di editori e autori con anteprime, prototipi e copie demo sotto braccio.
Prima di Pendragon Game Studio, presente con gli autori Francesco Testini e Marco Legato, ricordo eventi di Oliphante, DvGiochi, RedGlove, e Devir.

Parcheggio.
Speriamo ci sia poca gente, penso.

C'è il pienone.

Per qualche ragione a me ignota, Francesco Testini, nato a Napoli e vissuto a Bari per più di 20 anni, è molto amato a Torino. La sua breve permanenza nella città della Mole Antonelliana, appena 3 anni, è stata così significativa che i torinesi lo riconoscono fra i volti noti, insieme a Pietro Micca, Macario e Chiamparino.
La presenzazione di Xi'An L'esercito di terracotta, diventa quindi mero pretesto, e si trasforma in una festa per il ritorno a casa del figliol prodigo.
Gli altoparlanti diffondono All you need is love. La ragazzache fa i panini scrive Testini con la maionese sugli hotdog.

Guadagnare una sedia al tavolo, nella confusione di abbracci, guance bagnate di lacrime, e "Mi sei mancato un botto, Francè!",  mi riesce relativamente facile.

Muovono nel torbido insieme a me altri DUE personaggi.
Marco Legato. Socio alla pari del Testini nell'affare Xi'An, approfitta della baraonda per restare nell'ombra e spacciarsi per semplice giocatore, con i curiosi che si avvicinano al tavolo.


"Io ci ho fatto una dozzina di partite"racconta"è molto figo, se volete ve lo spiego". Durante la partita elogia il gioco e le scelte dei due autori, sottolineando: "Ho letto in un'intervista che per alcune scelte tecniche il Testini non sapeva da che parte girarsi, ma l'altro autore, Marco Legato, un mezzo genio, una mente tipo Cern di Ginevra, ha fatto così e così".
Christian Giove. Imbucato come un sorcio in una dispensa, si ritaglia l'angolo vicino al frigo del Jolly Joker per alzare un tavolino pieghevole nascosto sotto l'impermeabile, e mettersi a dimostrare il suo Dragon Pets.
"Ne approfitto per lasciarvi le promo" lo sento dire a più riprese. A fine evento avrà venduto diciotto scatole, una anche al venditore di rose peruviano entrato nel negozio.

Ero al Jolly Joker, dicevo, durante la demo de L'esercito di terracotta, e la folla che premeva attorno al nostro tavolo faceva un sacco di domande su questa o quell'altra regola del gioco, e Francesco, che Marco era all'altro tavolo sotto mentite spoglie, Francesco rispondeva a tutti con infinita pazienza, con lunghe e dotte digressioni su usi e costumi del popolo cinese, e quand'era stanco si poggiava qualche minuto sulla mia spalla dolorante, così che anch'io fra lo Yin e lo Yang aprivo la bocca per raccontare della leggenda di "Stocaz"e"Inchiachemale" , i due cuccioli di tigre di giada smarriti lungo le sponde fiume Voltaren.

Xi'An L'esercito di terracotta
Tedesco stretto e a basso contenuto d'alea per 2-4 giocatori, per 60 minuti circa di durata [90 in caso di forti pensatori al tavolo], di Francesco Testini e Marco Legato, edito da Pendragon Game Studio, presentato lo scorso Essen e caldo di stampa.
L'ambientazione del gioco, l'esercito di terracotta ordinato dall'imperatore Ying Zheng per celebrare la dinastia Qin, è ben resa grazie al lungo lavoro di ricerca di Francesco Testini e alle sue conoscenze della Cina [nella quale lo stesso Francesco è volto noto insieme a Mao Tse-tung, Confucio e Bruce Lee].Scopo del gioco: guadagnare più punti vittoria dei propri avversari costruendo statue di terracotta, dipingendole e armandole.
La meccanica centrale del gioco, delle quattro carte, prende spunto, modificandola sensibilmente, da un antico gioco cinese che si chiama "pai-jiu" (o più comunemente pai-gow), che siginifica "fai nove". Il gioco prevede che i giocatori scelgano una pila di 4 tessere del domino per abbinarle in due coppie, cercando con la somma dei puntini della coppia di ottenere dei punteggi.
L'alta rigiocabilità da buon tedesco si intuisce già dal setup, che permette differenti configurazioni nell'area delle statue, dei gettoni colore, degli edifici e delle carte armi.
A inizio partita viene distribuito ad ogni giocatore un mazzo di 24 carte. In ognuno dei 6 turni di gioco, ogni giocatore dovrà pescare 4 carte e giocarne 2 per volta.
Ogni carta reca un effetto [es. guadagni 3 mattoni argilla] e un valore iniziativa [es.5]
Le carte vengono giocate 2 a round, sovrapposte, così che di una si utilizzerà l'effetto e dell'altra il valore iniziativa [di ogni carta si "spreca" il 50%]. L'ordine di turno è determinato dal valore iniziativa, e neanche a dirlo giocare tardi rispetto agli altri giocatori si rivelerà un prendere quel che rimane pagandolo pure salato. Fondamentale quindi raggranellare punti iniziativa a costo di giocare qualche azione più debole [lamentarsi di quanto è stretta la meccanica è consentito anzi consigliato dagli autori].
Xi'An lavora su 4 macro aree:
1- costruzione delle statue
2- pittura delle statue
3- acquisto di tessere del mausoleo
4- acquisto carte armi
Per maggiori dettagli vi rimando al videotutorial di Miss Meeple.
A fine partita si faranno punti sommando: statue costruite - statue dipinte - maggioranza statue dipinte in ogni settore - punti primo ministro - punti tessere mausoleo non utilizzate - carte armi - carte armi su statue colore.

Xi'An è un gioco compresso, denso, zippato. E' ben visibile il grosso lavoro di forbice sul superfluo, la lenta lubrificazione di ogni ingranaggio, il lungo playtest, l'ossessione dell'aderenza al tema.
L'interazione è indiretta, ci sono diversi modi per andare a punti, qualche azione coltellino svizzero [tessere mausoleo] e c'è anche un po' di programmazione sulle lunghe distanze. 
Le quattro carte che pescherete ad ogni turno saranno pesanti come macigni, e ve le rigirerete più volte fra le mani cambiandone la sovrapposizione.
Quel che ne esce è un german stretto, quasi old school, efficace, che non perdona disattenzioni, con un tempo di gioco perfetto anche per chi deve alzarsi presto il mattino dopo.
A mio avviso un gran bel gioco.
Difetti? Qualcosa di migliorabile nei materiali. Il cartoncino delle fustelle poteva esser meglio rifinito e meno spigoloso, e le carte è prudente imbustarle.
Ma stiamo parlando di "carta e cartoncino", nulla che rovini l'anima del gioco.
Se vi capita l'occasione provatelo, ne vale la pena.

Epilogo
Esco dal Jolly Joker che comincia a far buio.
Torno alla macchina.
Prima di rientrare a casa devo passare da Gepi, per controllargli il computer.
Io e Gepi siamo cresciuti insieme. Da bambini io, lui e mio fratello inserivamo le monetine nel cabinet di Supermario. Oggi non ci frequentiamo tantissimo. Abbiamo preso strade diverse. Ma nei momenti importanti della mia vita, come quando mi sono sposato o quando è nata mia figlia, lui c'è sempre stato.
Gepi ha fatto delle scelte sbagliate. Qualche minchiata di suo pugno, non voglio dargli attenuanti. Ed ha frequentato persone sbagliate.
Salgo fino al suo appartamento.
Mi apre nudo, a parte un paio di mutande storte.
"Ehi, Andre"
L'appartamento è sventrato. Sembra ci sia esplosa dentro una bomba a mano. Ci sono macerie dappertutto, secchi con piastrelle, sacchi di cemento, attrezzi da lavoro sporchi, il bagno è una ragnatela di tubi a vista.
"Stai ristrutturando?" gli chiedo
"Ho un sacco di idee"
Me le spiega. Poi mi chiede un prestito di 500 euro, che mi restituirà entro quattro giorni. Gli rispondo che non posso, brutto periodo anche per me e Francy. Ci sediamo in cucina e ci apriamo due Peroni.
Gli racconto della spalla. Lui fisicamente è messo peggio: fa onde d'urto a entrambe le spalle e ha un ginocchio a pezzi.
"Il computer?" gli chiedo
"C'è un problema di linea. Ti chiamo quando me lo mettono a posto, così me lo controlli".
"Te come sta andando, stai lavorando?"
"Macchè. Sono fermo. Da settimane. Sto tutta la notte sul computer a farmi venire delle idee. Chiedo prestiti agli amici, che poi non potrò restituire".
Mi espone la sua idea per tirarsi su. Pessima. Mi viene un po' da piangere.
Mi alzo e lo abbraccio.
Ride.
"Andre a te ti faccio un regalo, guarda".
Apre la lavastoviglie e ne estrae un lungo coltello seghettato.
Poi comincia a cercare, ad aprire cassetti e ante.
Finchè trova il blister.
Ne taglia un pezzo col coltello.
"Ecco, tieni"
"Cos'è?"
chiedo
"Viagra 100"

"E che me ne faccio"
"Te ne prendi metà pastiglia, due ore prima. Guarda che è un gran regalo, Andre, poi mi dirai"
"Ma va, tienile tu 'ste pastiglie, cosa mi dai..."

"Andre mi offendo, eh, guarda che è un signor regalo, tu non sai, non ti dico il valore di mercato di 'sta roba, che poi non è neanche per il valore, ma..."
Lo abbraccio ancora. In mutande e col coltello seghettato in mano. Pensavo succedesse solo nei film di Tarantino.
"Promettimi che non farai cazzate"gli dico
"Ci penso, Andre, ma non garantisco"
ride
Ripenso a quand'eravamo bambini, ai bagni di Pietra Ligure, e mangiavamo in spiaggia l'insalata di riso portata dalle mamme, o ci avventuravamo sugli scogli, o a quando con i pantaloncini corti e le bici rubavamo le pannocchie nei campi.
Lo saluto.
Torno alla macchina.
Infilo il blister di viagra nella scatola di Xi'An.
Parto.

 Trovate Xi'An L'esercito di terracotta su Magic Merchant

Awaken: Ombre su Liboria

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Siccome ho un male alla spalla che mi sembra di avere la regina madre di tutti i pipistrelli carnivori aggrappata al deltoide a mangiarmi il muscolo, credo che scriverò questo post e poi mi concederò una vacanza.

In questo post, vi parlerò del gioco di ruolo Awaken. Lo farò attraverso il racconto dell'avventura Ombre su Liboriagiocata con Davide e Claudia lo scorso sabato.L'avventura è scaricabile dalla sezione download dell'Isola Illyon Edizioni.
https://www.isolaillyonedizioni.it/download
Non entrerò troppo nel dettaglio sulle meccaniche di Awaken per 3 ragioni:
1- come ho detto: ho un fottuto male alla spalla
2- la parte nella quale spiego i giochi è sempre quella che mi viene peggio, e anche quella che voi saltate a piè pari vanificando ogni mio sforzo
2- l'ha già fatto Sgananzium in maniera superba nel suo video: https://www.youtube.com/watch?v=3tlaB3_tvDw  [che dura pochi minuti e che vi invito a guardare prima di leggere oltre]
Personaggi
Da generazioni la famiglia di Davide ha vissuto di quel che dava la terra e della carne degli animali che finivano nelle trappole.
Contadini e cacciatori, quindi, abituati alla vita dura, al freddo, alla pelle delle mani screpolata, e al piatto vuoto almeno due giorni la settimana.
Finché un giorno a Davide ha cominciato a friggere il sangue. Il Risveglio è stato piuttosto doloroso. La pelle si è coperta di squame ruvide come corteccia d'albero, e dalle mani sono spuntati artigli ossei.
Tempo di comprendere il proprio Dono e Davide ha imparato ad usarlo per cacciare, e poi per uccidere cinghiali, lupi e orsi, per i contadini delle fattorie intorno, in cambio di cibo. Ha cominciato a uccidere mostri, a pagamento, per piccoli villaggi, sempre più lontani da casa. Finché l'Ordine di Morana non lo ha notato e messo sul libro paga, offrendogli un'alternativa alla vita di stenti della sua famiglia.
Claudia è di nobili origini. Ha passato i primi 24 anni della sua vita nella villa di famiglia, ad annoiarsi e a studiare nella biblioteca di suo padre. Da tre generazioni tutte le figlie femmine vengono date in sposa per consolidare i rapporti con le famiglie nobili più abbienti dell'Alleanza, e fornire discendenti sani. Ma un giorno Claudia scopre il Dono. Il Risveglio è meno traumatico di quello di Davide, meno doloroso.
Scopre di riuscire a fare delle cose con la mente, come far dimenticare le comande alla cameriera, o mandare in confusione suo padre mentre riordina i libri sulla libreria. Finché un mattino convince il suo insegnante privato, in cima alla rampa di scale, a saltar giù. L'uomo lo fa, rompendosi caviglia e spalla.
Claudia comunica alla sua famiglia che non sposerà nessuno, e che lascerà casa entro qualche giorno.
Il suo vagabondare da una città all'altra sottraendo soldi e averi al prossimo grazie al Dono, dura qualche settimana. Poi l'Ordine di Morana la trova e le propone di entrare nell'Ordine.

Note su Ombre su Liboria 

Poche modifiche, l'avventura scaricabile è ottima così com'è, soprattutto per una serata one-shot. L'unica cosa che mi sembrava debole è il momento in cui Nico deve convincere i PG ad addentrarsi nelle fogne, trovare la Setta del Ratto e uccidere Corwin. Da PG io non l'avrei fatto solo per una manciata di monete.
Cosa ho inserito.
Come noto Liboria è un porto e centro commerciale molto importante per l'intera l'Alleanza, tutti giorni arrivano navi cariche di merci e tutti commerciano, vendono e scambiano qualcosa. Sotto Liboria c'è una fitta rete fognaria, che mercanti e delinquenti usano per trasportare merci e contrabbandare. La rete fognaria è molto intricata, e purtroppo a causa della natura umida del terreno, spesso interi palazzi sprofondano, modificando il labirinto delle fogne, e rendendo impossibile tracciarne mappe precise.
Ma l'Ordine di Morana è venuto a sapere che c'è una famiglia, i Nelson, che da molte generazioni vive proprio nelle fogne, senza uscire mai, e campa unicamente aggiornando  le proprie mappe ad ogni crollo, mappe rare e impossibili da reperire se non attraverso il mercato nero a prezzi altissimi.
L'Ordine di Morana manda i PG a verificare se la storia è vera, e nel caso trovare il rifugio dei Nelson e stringere con loro una collaborazione esclusiva con l'Ordine di Morana, per avvantaggiarsi economicamente su tutti gli altri Ordini. Nico avrà delle informazioni sulla famiglia Nelson, che baratterà con i PG solo in cambio dell'assassinio di Corwin.


walking through Ombre su Liboria

E' sera quando Davide e Claudia arrivano a Liboria. Il viaggio è stato lungo e sono molto stanchi. Entrano in una taverna per mangiare qualcosa e prendere una camera per la notte. L'oste che porta loro da bere riconosce subito le cicatrici sulle braccia tipiche dei Risvegliati, e propone loro un incarico: indagare sulle scappatelle della moglie [se accettassero offrirebbe loro vitto e alloggio gratis]. Davide e Claudia glissano. Poi Claudia viene avvicinata da un cliente della taverna, chiaramente ubriaco, che le confessa di averlo mai fatto con una risvegliata e di esser disposto a pagare molti soldi per farlo. L'uomo viene riportato al tavolo dai suoi compagni di poker.
In quel momento succede qualcosa.
C'è un gran vociare in strada, e guardie che corrono da una parte all'altra. I clienti della taverna e i PG escono in strada.
C'è un Colosso alto come un palazzo di 10 piani, nel mare, che sta avanzando verso le mura di Liboria. L'acqua gli arriva al petto, ma si sta avvicinando.
Davide e Claudia rimangono in mezzo alla folla urlante e in preda al panico, confusi sul da farsi. Una donna si aggrappa a Davide e lo implora di ritrovare suo figlio. Mentre Davide medita se colpirla con una ginocchiata oppure no [il suo PG è un deviato] il figlio della donna ricompare, con in braccio un cucciolo di cane.
Dopo qualche minuto i PG notano che le guardie corrono tutte sulle mura e provano a seguirle. Il Capitano delle guardie sta cercando di organizzare la difesa posizionando i cannoni. I PG provano a interrogarlo, a proporsi in aiuto, ma vengono liquidati in fretta con un "Fatevi da parte, mettetevi al sicuro".
Poi i PG notano una figura incappucciata, su uno spiovente delle mura, distante una decina di metri.
Ha le mani sollevate in direzione del Colosso e [tiro di ricerca] le sue labbra sembra stiano ripetendo una strana litania.
"E' lui che comanda il Colosso!" realizza Claudia. Prova a esercitare su di lui Confusione Mentale ma il suo tiro è debole e l'uomo distante.
L'uomo incappucciato tuttavia intercetta l'interferenza e si volta, interrompendo il proprio rito. Il Colosso in mare sembra arrestarsi. L'uomo fugge saltando sui tetti delle case, impossibile seguirlo.
In mare navi e barche circondano il Colosso rimangono pronte ma non aprono il fuoco, per timore che possa risvegliarsi. Sulle mura prosegue il posizionamento dei cannoni.
I PG scendono dalle mura e si guardano intorno. Dopo qualche minuto un uomo sulla cinquantina attira la loro attenzione e fa gesto di seguirlo.
Lo seguono fin nel suo appartamento [nota: l'ingresso è molto prudente, i PG temono un'imboscata dell'uomo incappucciato]. L'uomo si presenta come Nico, ex membro della Setta del Ratto. Racconta ai PG che l'uomo sulle mura era Corwin, il capo della Setta. Entro qualche mese il Gran Tribunale si trasferirà a Liboria, e questo comporterà molte più guardie nella città e molti più controlli sugli affari al porto.
Corwin vuole impedirlo. Nico rivela ai PG che Corwin e la Setta del Ratto si nascondono nelle fogne, e chiede loro di trovarlo e ucciderlo.
Come prevedevo, i PG trovano l'incarico troppo pericoloso, e poi si trovano a Liboria per altri affari.
Chiedono a Nico informazioni sulla famiglia Nelson. Nico rivela di conoscere la famiglia e di sapere dove si nasconde [per provarlo mostra loro un brandello di una mappa molto dettagliata] ma lo rivelerà ai PG solo in cambio dell'assassinio di Corwin.
Pur riluttanti, i PG accettano.
Scortati da Nico, che mostra loro un tombino nascosto sotto una vecchia botte, in un vicolo poco illuminato, Davide e Claudia si avventurano nelle fogne, fra liquami e scarichi maleodoranti.
Il percorso è relativamente breve e i PG non cadono nella trappola di uno specchio che finge di ostruire il passaggio con il riflesso di una grata chiusa e protetta da grossi topi di fogna incatenati [dissuasore della Setta].
Percorrendo il corridoio giungono ad una porta sorvegliata da una guardia armata ma mezza addormentata.
Claudia fa uso del proprio potere per stordirlo. L'uomo si alza, fra il sonno e la veglia, sorridente e con le palpebre a mezz'asta, sembra danzare con la propria lancia. Davide gli parte contro con un colpo al collo che lo ribalta malamente mettendolo KO.
Entrano nella porta, che fa parte di un edificio affondato e oramai fossilizzato nelle fogne. Dall'ingresso partono un corridoio e due porte, una sulla sinistra e una sulla destra. Da quella sulla sinistra arrivano delle voci [tiro di ricerca: 4 voci maschili] da quella sulla destra solo silenzio.
Indecisi sul da fare, Claudia rimane sulla soglia, mentre Davide si avvicina alla porta. Dovrebbe soltanto avvicinarsi cautamente e ispezionare la stanza, ma perde il controllo [è un deviato!] e irrompe dentro [fra le imprecazioni di Claudia]. Si ritrova davanti 4 guardie sedute ad un tavolo, intente a bere e divertirsi. Scatta subito l'allarme.
Tre guardie recuperano la lancia, la quarta spacca un boccale e attacca con il vetro tagliente.
E a quel punto Davide ricorre al suo Dono.
ndr: ora: non so anche voi se siete fra quelli che quando leggono un romanzo vedono proprio la storia scorrere davanti agli occhi, perché io sono fra quelli, e vi dico che quando Davide rolla 3 dadi e gli escono 5-5-6, io lo vedo trasformarsi.
Gli artigli farebbero pensare a una figura antropomorfa tipo Wolverine, ma io lo vedo come il cinghiale trasfigurato in demone della principessa Mononoke.
Zompa il mezzo alle guardie. La prima prova a infilzarlo con la lancia [tiro di dado] ma gli graffia appena una spalla. Il mostro gli affonda gli artigli nelle carni molli della pancia. La seconda guardia arriva da dietro. La punta di lancia affonda. Per modo di dire. Riesce solo a produrre un taglietto di qualche centimetro al mostro, che si volta con gli occhi iniettati di sangue. Davide attacca, la guardia schiva ma perde la lancia. 
Claudia, sulla soglia, cerca di manipolare la mente delle guardie, ma è troppo agitata e non riesce a concentrarsi.
In quel momento dalle retrovie giunge Corwin. Era nell'altra stanza a meditare. Prende Claudia alle spalle e la scaglia contro una parete, poi frantuma a terra una pozione o qualche altra cosa, coprendosi la bocca con la mano. Si diffonde immediatamente un fumo bianco e acido. Tutti nella stanza, Davide, Claudia e le guardie, cadono addormentati.
I PG si risvegliano legati a testa in giù appesi in un pozzo.
Il pozzo è buio e scivoloso e i PG impiegano un po' a liberarsi. Trovano una grata e un condotto di scolo dell'acqua piovana. Lo percorrono strisciando. Mentre sono dentro il livello dell'acqua comincia a salire per effetto della marea. Riescono a uscire per un pelo.
Si ritrovano in mare aperto. E' notte. Le luci della riva e i fuochi sulle mura mostrano la direzione verso la quale nuotare, ma c'è vento e il mare è mosso e i PG fanno fatica.
Viene loro in soccorso una barca a remi [tiro di dado sul Dono Aura di Davide].
E' Nico. Ha sentito una guardia della Setta del Ratto in città che ha raccontava dell'aggressione.
Li tira su.
Mentre la barca si avvicina a riva, l'immensa figura del Colosso ricomincia a muoversi.
Dalle navi aprono il fuoco con i cannoni. Il Colosso solleva una nave e la scaglia su Liboria, contro una casa, mandandola in mille pezzi.
I PG e Nico giungono a riva. Le guardie stanno sparando coi i cannoni.
Claudia vede di nuovo Corwin sulle mura, con le braccia sollevate verso il Colosso. Corre anche lei sulle mura.
Inspiegabilmente [per un master] Davide rimane sotto le mura e cerca di colpire Corwin lanciandogli una tegola della casa crollata. Lo manca clamorosamente [la prova richiede 4 successi e lui non ne fa uno].
Ci riprova mentre il Colosso schianta un'altra barca sulla città. Anche la seconda tegola lo manca di un paio di chilometri. Finalmente si decide a salire sulle mura.
C'è uno scagnozzo di Corwin a protezione.
Davide si trasforma corazza e artigli. Ma Corwin interrompe il rito sul Colosso ed esercita su di lui Confusione Mentale. Davide vive l'incubo della propria infanzia nei boschi, amplificato dalle distorsioni di Corwin. Interviene Claudia che [tiro di dado] riesce a bloccare il controllo di Corwin. L'altra guardia affronta un Davide stordito e in difficoltà. Sarebbe il momento buono per far danno. Ma [tiro di dado] il colpo di lancia potenzialmente fatale, lo prende di striscio provocandogli solo 2 danni. Davide scaraventa la guardia giù dalle mura.
E' il momento del confronto faccia a faccia con Corwin. Claudia riesce a togliergli la vista col Dono Alterazione Sensoriale, Davide lo colpisce ma [tiro di dadi infausto] debolmente. Corwin cade, si rialza, interrompendo per un secondo il controllo. Si trova di fronte a Claudia e le mena un cazzotto in piena faccia. La ragazza crolla.
In quel momento compare sulla mura Nico. Si volta verso il Colosso e comincia anche lui a controllarlo e a farlo avanzare contro le mura di Liboria.
"Traditore!"grida Claudia sputando sangue
"Ma come... ci ha mentito!" mormora Claudia, la giocatrice al mio tavolo.
Finalmente Corwin cade, sotto i ripetuti colpi.
I due risvegliati partono infine contro Nico.
"No, aspettate" cerca di spiegare Nico "E' vero, in parte vi ho ingannato, ma Corwin era..."
Claudia vorrebbe capire.
E io ho pronta la spiegazione del tradimento e del perchè Nico ha fatto quello che ha fatto.
Ma Davide non è in vena di sermoni e carica come in Sfida a white buffalo.
Pianta clamorosamente gli artigli nella gola dell'uomo.
Che muore.

Poco dopo sulle mura giunge il Capo delle Guardie insieme ai suoi uomini. Viene chiarito il ruolo di Corwin e della Setta del Ratto. Anche Nico era un addestratore di Colossi. Con gli stessi interessi di Corwin.
Davide e Claudia chiedono al Capo delle Guardie informazioni sulla famiglia Nelson.
"E' solo una leggenda per turisti" risponde lui ridendo "per vendere le mappe a caro prezzo".

Gli effetti delle azioni dei PG.
La famiglia Nelson è solo un'invenzione, quindi nessun accordo commerciale con l'Ordine di Morana. E grazie all'intervento di Davide e Claudia, il Colosso è stato fermato, e Liboria ha dimostrato all'Alleanza di essere in grado di far fronte anche a gravi pericoli. Quindi il Gran Tribunale si sposterà proprio a Liboria. Il fisiologico aumento delle guardie e della sicurezza non gioverà agli affari dell'Ordine di Morana.

Conclusione
Spero siate arrivati vivi fin qui ^_^
E' stata lunga, lo so, per voi leggere, e per me scrivere con 'sto braccio malandato.
Spero di esser riuscito a trasmettervi almeno un briciolo dell'atmosfera del gioco, dell'aria salmastra di Liboria e della forza dei Risvegliati. Awaken è un buon gioco di ruolo introduttivo, semplice da apprendere e da intavolare, di facile giocata anche per chi si avvicina ai gdr per la prima volta.
So che il 98% di lettori di questo blog gioca solo ai giochi da tavolo [come facevo anch'io fino allo scorso settembre] ma date davvero una possibilità ai gdr, investite in un manuale e in un paio di settimane per studiarlo, e vedrete che vi si apriranno nuove serate.

E con queste ultime righe vi saluto. Almeno per un paio di settimane. Che vado a mettere il braccio nel ghiaccio. E a giocare un po'. Se mi cercate sono al tavolo.

 
Come per le altre volte: andate a dare un'occhiata al sito di Magic Merchant
 che supporta quello che faccio con questo blog.

Il salmone fa finta di essere morto

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Entro in camera da letto. Mi avvicino allo scatolone dei giochi piccoli. Il salmone fa finta di essere morto.
"Eddai" gli dico "E poi si vede la branchietta che va su e giù"
"Non sto fingendo di essere morto" risponde sollevando una palpebra "Sto fingendo di dormire".
 "Dai, vieni a darmi una mano"
"In cucina? L'ho sentito, sai"
"Chi?"
"Il mostro"
Il figlio dei miei amici.
Un tizzone di inferno nutrito a RedBull, innocuo nell'aspetto con la sua maglietta blu dei PJ Mask, ma basta dare un'occhiata alla camionetta dei pompieri della Burago che tiene stretta nella manina, ammaccata da ogni lato possibile, finestrini rotti e scala elevatrice ridotta a un mozzicone.
La gatta è corsa a nascondersi sotto il letto.
"Ma dai, è un bambino come tutti gli altri" mento.
"E poi perché sempre io? Perché non prendi, non so, Gattini Esplosivi?"
"Bisogna saper leggere!"
risponde all'istante Exploding Kittensemergendo fra le altre scatole"Il bambino ha meno di 6 anni, non sa leggere, eh no, non si può fare, non si può fare!"
"Anch'io ho del testo sulle carte"protesta il salmone 
"Ma ti si capisce coi disegnini, e poi dai son quattro gesti quattro, uno impara subito"questiona Exploding Kittens per chiamarsi fuori.
"Che poi la posso dire una cosa?" dice il salmone con aria da sindacalista  "Per queste serate al massacro coi piccoli mostri, sarà mai possibile vedere una e dico UNA sola volta vedere scendere in campo anche i vari Burgundy, Agricola, Caylus..."
"Seee vabbè"ride Agricola  "Se vuoi chiamiamo anche Twilight Imperium della mensola in alto. Siamo alla pagliacciata da circo Togni, va"
"Una volta. Una volta soltanto" 
"Dai, andiamo"dico prendendo in mano il piccolo salmone.
"E andiamo, va, che tanto si sapeva dall'inizio. Comunque patti chiari e amicizia lunga, Dado. Finita la partita mi riporti immediatamente qui, che io non sono né un peluche né un pupazzo attacca-caccole per bambini".
"E' la tua forma ad attirarli"
"Mi riporti subito qui, Dado, subito, o non se ne fa niente"
"Va bene, va bene"gli rispondo
 Entro in cucina.
"Vi faccio provare Happy Salmon"dico
Il mostro lo vede.
"Chebeeeeeeeeeeeeeeeeelllooooooooooooooooooooo"


Salmoni e avanotti nel vivaio Magic Merchant

Il blog Dado Critico si ferma per un po'

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Pensavo che 15 giorni di riposo fossero sufficienti ma mi sbagliavo.
Ho ancora problemi a braccio e spalla, e la sera non riesco più a  scrivere, se non con grossissime difficoltà.
Probabilmente il problema è più complicato del previsto, se in un mese e mezzo di terapie, infiltrazioni e punture su collo, trapezio, spalla, avambraccio e mano, ho ancora tutte queste difficoltà.
Quindi come da titolo mi fermo.
Almeno per un po'.
Non ho una data precisa di ritorno, mi rimetterò a scrivere quando mi sarò completamente ripreso.
Nel frattempo vi abbraccio. Vi auguro buon gioco.
E grazie della compagnia.

Andrea

Il mondo non è pronto

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Torino era ancora lì, in piedi sotto la pioggia acida che le bruciava la pelle, molto più eroica di me che mi lamentavo di ogni singolo ago piantato in spalla, mentre lei affondava giorno dopo giorno nel guano di amministrazioni incompetenti e torinesi incoscienti.
I mezzi pubblici erano il termometro della città e della sua febbre. Per questo non li amavo. Li prendevo solo lo stretto necessario.
Presi l'11 per andare in centro a firmare certe pratiche dell'inps.
Il pullman era pieno. Il groviglio di corpi appiccicati e sudati mi ricordò il racconto di Clive Barker In collina le città dell'antologia Infernalia. Presto i corpi degli studenti fuori corso, dei pendolari, degli impiegati, degli immigrati, degli anziani, dei borseggiatori in incognito e dei palpatori di natiche a tradimento, nell'inesorabile frizione delle carni si sarebbero fusi fra loro, e poi insieme con le lamiere del pullman e della macchinetta obliteratrice, e il leviatano carnomeccanico si sarebbe sollevato su poderosi polpacci GoodYear, e avrebbe ruggito spalancando portiere irte di denti di smarphone e abbonamenti mensili, contro la giunta di Chiara Appendino.
L'asiatica al mio fianco leggeva il kindle appoggiandolo allo zaino dello studenti davanti. Io mi ero portato dietro il regolamento di Wendake per ripassarlo per la serata, che si preannunciava solitaria, ma il gioco permetteva anche questo.
Provai a tirarlo fuori dal mio zaino ma toccai nell'ordine: una pancia, una mammella, una giacca, una mano sudata, la fibbia di una cintura, una borsa in finto coccodrillo e il pompom del cappello di un bambino.
Rinunciai al ripasso, giusto per evitare una denuncia.

La mattina mi ero svegliato sotto un cielo rosa salmone sfilettato. Quando raggiunsi piazza San Carlo era di bianco zanna d'elefante.
Ero in anticipo. Mi infilai in un bar per impiegati. La barista aveva il segno bianco della fede tolta all'anulare sinistro e orecchini a forma di pugnali. Certe donne te lo dicono con la bigiotteria.
Presi caffè e cornetto. Tirai fuori il regolamento di Wendake.
Agli altri tavolini gli impiegati leggevano la Gazzetta o flirtavano con le stagiste.

Alla fine Danilo Sabia ce l'aveva fatta, a far pubblicare il suo gioco, ambientato fra gli indiani d'america.
Non aveva mollato, dopo i vari No degli editori al suo primo IdeaG, al secondo e al terzo. Danilo aveva incassato come un sacco da boxe, aveva corretto con la matita il suo prototipo cheyenne, e poi era tornato l'anno dopo.
Non ci avresti scommesso, su uno come Danilo. Sembravano mancargli la cattiveria necessaria, la fame, la determinazione a qualunque costo che avevo visto negli occhi di molti lupi che avevo incontrato ai tavoli di IdeaG.
"Danilo non può farcela" mi aveva detto un altro aspirante autore, intento a divorare la carcassa di un terzo che aveva rinunciato, "E' un buono e i buoni soccombono".
Effettivamente il suo aspetto mite ingannava.
Danilo non era un lupo.
Era un bisonte.
Un bisonte in grado di incassare qualunque colpo.

Tatanka. Grosso tatanka.
Così, dopo un lungo e sfibrante playtest che un nativo americano il gioco avrebbe fatto prima a portarlo a stampare in Cina a piedi, PostScriptum e Placentia avevano finalmente mandato alle rotative il gestionale per 1-4 giocatori per 60-120 minuti di durata, dell'uomo chiamato bisonte paziente Danilo Sabia.
Il gioco era arrivato sui tavoli dei giocatori dopo una campagna kickstarter quasi pro forma, che aveva incassato 50.000€ in pochi giorni sbloccando tutto lo sbloccabile fra gli stretch goal, compresi i token risorse sagomati, le nuove carte tribù, 4 nuove tiles azione, e un finto scalpo in lattice piuttosto realistico.

Tornai a casa.
A cena preparai la carbonara perchè la sera prima avevo visto Lo chiamavano Jeeg Robot.
Mi sentivo un romano imbastardito come lo Zingaro del film.
Lui gestiva un canile abusivo e sognava di entrare nel giro grosso, io usavo pancetta e cipolla fottendomene del disciplinare.

A cena Francy mi raccontò del colloquio.
Era il secondo ed era andato bene. Dovevamo solo aspettare un'offerta.
Nel giro di un anno era fallita sia la mia ditta che la sua. Io ero caduto in piedi, lei stava ancora cercando.
Ogni giorno a Torino qualcuno tirava giù la serranda sui propri sogni e sui propri risparmi.
La mia ditta aveva chiuso i battenti dopo 17 anni di attività, quella di Francy dopo 22.

Al momento di lavarsi i denti la piccola mi diede un foglietto.
C'era scritto: "Quando il papà ha male alla spalla io sono triste".
Fingevo, con mia figlia, come mio padre aveva fatto con me per tanti anni, minimizzavo il dolore, mentivo raccontando "Guarda che papà fa tutta scena solo per farsi coccolare, non ha davvero male, eh".
Ma lei oramai aveva 9 anni e mi leggeva dentro come una radiografia.


Lo chiamavano Dado Critico
Wendake apparecchiato rendeva un bel colpo d'occhio.
I +500 componenti fra risorse sagomate in legno, segnalini in cartoncino, tessere varie, token tartaruga e carte, erano un bel vedere, e appagavano quell'atavica fame rosenberghiana di materiali che mi divorava da dentro come una tenia.
Come altri, per stare bene, di tanto in tanto avevo bisogno dell'abbondanza, della sicurezza della scatola pesante, della componentistica generosa al limite del ridondante.
Come Moravia mi innamoravo di scatole tonde e pingui, burrose e contadine, semplici nell'ovale del viso ma burrascose nell'esecuzione in camera da letto. Le abbracciavo, le sollevavo al cielo, e le riempivo di false promesse monogame.

La plancia giocatore 3x3 stava a Wendake come la ruota dentata stava a Tzolkin, i dadi a Kingsburg, e i troll a facebook.
Padroneggiare le tessere azione sulla griglia non era semplice, ma dopo qualche minuto cominciavi a intuire certe traiettorie, ad annusare certe sinergie fra le azioni.
Wendake era ben cucito. C'erano drappi di maggioranze, lembi di collezione di set, falde di raccogli-trasforma-spendi, e bottoni di combattimento. Era il patchwork che avvolgeva il tipi nel quale Sabia aveva appeso un acchiappasogni.
Il meccanismo dei 4 tracciati, molto Kniziano, non permetteva ai giocatori di lasciare indietro nulla, mentre l'alea, una cucchiaiata non di più, rendeva impossibile risolvere il gioco.

Altre cose che si potevano dire: che la durata era perfetta, 90 minuti senza sbragare nelle ore più notturne e vampire, che le carte Tribù permettevano partenze simmetriche o asimmetriche, che la longevità era garantita dalle molte tessere e dai tanti accorgimenti di game design, e che la mancata la candidatura del gioco al Premio Goblin Magnifico aveva lasciato scontenti molti giocatori.
Giocai contro me stesso e salomonicamente vinsi e persi. Mi sfottei per un'ingenuità, ad un certo punto della partita, fra gli indiani che piantonavano i campi, ma mi complimentai comunque un paio di ottime giocate [minimizzai per pura modestia]. Mi offrii una rivincita che non accettai, e mi congedai con un Ci vediamo che assolsi un minuto dopo davanti allo specchio sul lavandino.

Il mondo non è pronto
Il mattino seguente aprii facebook.
Da quando avevo messo via la tastiera del blog per il problema a spalla e cervicale l'avevo consultato molto meno, perlopiù per vendere qualche gioco usato.
Lessi della rivolta dei clienti Spotify, clienti per modo di dire visto che quelli che protestavano erano gli stessi che ascoltavano a scrocco.
Internet aveva rovinato le persone sdoganando la pirateria e abituando il prossimo al: "sì, sarebbe a pagamento ma se ti fai un po' furbo è gratis".
Le stesse persone che sul lavoro davano il giro alla scrivania se non vedevano retribuita la propria mezzora di straordinario a fine mese, pretendevano invece musica, serie tv, software e videogiochi gratis.
Era facile fare gli open source con il lavoro degli altri.
Su facebook lessi anche dell'ennesimo post contro blogger e vlogger ludici. Succedeva ciclicamente, più o meno una volta al mese. Alcuni "colleghi" non potevano fare a meno di replicare per difendere il proprio lavoro e le tante ore dedicate.
Da un lato li capivo. Ma io avevo rinunciato del tutto a spiegare.

Il giorno seguente spalla e collo andarono bene, ma oramai mi ero abituato agli altri e bassi.
C'erano giorni sì e giorni no.
E i giorni no sarebbero arrivati.

Avevo conosciuto una brava fisioterapista. Era più giovane di me di dieci anni, mi smontava collo e trapezio, e mi dava dignitosamente del lei.
"Visto che ti lascio manipolare la mia spina dorsale credo sarebbe il caso di passare al tu" le avevo detto durante una torsione.
Lei aveva riso, un po' imbarazzata.

Telefonai ai miei. Mia madre mi chiese come stavo, mio padre invece se avevo qualche film nuovo da consigliargli su Netflix.
In pensione, i miei stavano finendo tutto il database di Netflix.
"Sherlock Holmes Gioco d'ombre" gli dissi "Ha qualche annetto ma è molto bello"
"Aspetta che me lo segno..." rispose "Aspetta che non trovo neanche un pezzo di... ecco, toh, l'ho scritto sulla carta del prosciutto"
In sottofondo sentii mia madre che prendeva il pacchetto per metterlo in frigo e si lamentava"Ma che cosa ci hai scritto su?"
Risi.

La sera andai a prendere mia figlia dai nonni.
Tornando alla macchina scoprii che due colombi mi avevano cacato sincronizzati sulla portiera.
"Che fortuna papà!!!" disse mia figlia "Non hanno preso la maniglia!!!".
Non era il mondo.
Eravamo noi a non essere pronti.
Da bambini vedevamo sempre il bicchiere mezzo pieno. O la maniglia pulita.
Crescendo invece imparavamo solo a vedere lo schizzetto di merda sulla nostra bella macchina da 15000 euro.
E invece di pulire ci trasformavamo in colombi.

Risalimmo in macchina.

Tornando a casa ci fermammo da Lucco a prendere una vaschetta grande di gelato.



Wendake e pelli di tatanka su Magic Merchant

[Pillola del giorno dopo] Autocad coi Fonzies

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Ma che tastiera hai?!?
Me l’hanno prestata, la mia era rotta, ma non mi ci trovo. Che gioco è? 
The Game, ma versione per 2 giocatori. 
Premio Oscar all’originalità, chiamare un gioco The Game, come chiamare un piatto The Food. 
Eheheh, vero, però si fa giocare. 
Perché dici versione da 2? Ce n’è un’altra? 
Sì, ho pure l’altra 
E l’altra non si poteva giocare in 2? 
Sì, 2-5, ma l’altra è un cooperativo, in questa si gioca contro 
Ah. E quanto costa? 
10 
Onesto. E l’altra? 
10 anche l’altra. Lo proviamo? 
Dopo. Adesso per favore rimettimi dritto 'sto Autocad che sono 2 giorni che smadonno.
Dipende tutto dalla grappa che hai in casa. L’informatica è una scienza che si regge su delicati equilibri di alambicchi e barrique.
Aspetta fammi vedere cos'ho, non ho molto, col fatto che mia moglie non beve ….  Del punch al mandarino? Come la vedi col punch?Ti apro anche iFonzies.
Vedo addensarsi nubi nere come una carrettata di buchi di culo sul tuo povero commodore64, che inizi con Autocad e finisci per perdere pure le foto della comunione di tua figlia 
…un bel bicchiere di Marsala? Aspetta... del mirto, ma aperto da un po'? 
Vada per il mirto delle guerre puniche.
Ce l’ho caldo. Cioè: non caldo, temperatura ambiente. Ti ci metto un cubetto di ghiaccio? 
Ma mi sembra proprio il minimo sindacale. Vedo qualche timido raggio di sole posarsi sul tuo Autocad. Certo che con una grappa...
Dai, che dopo facciamo quel tuo giochino. 
Nubi nere, saette, la tempesta perfetta, un fulmine che piomba in testa mentre sei in una pozzanghera
Perché?
L’hai chiamato giochino. Io posso chiamare i giochi: giochi, giochini e gioconi, tu stai ancora alla scopa napoletana con tua nonna Carmela, per te ogni cosa dopo IndovinaChi potrebbe tranquillamente essere Agricola. 
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Ecco il tuo Autocad.
Evvai. 
Fammi un signor caffè, visto che neanche mi paghi. 
Qui caschi bene, Andre, ho la Nespresso. 
Eh si fa presto a dire Nespresso. Almeno cialde originali, almeno? 
. 
Kaazar? 
Quasi. Ristretto. 
Ristretto. Tzè. Il minimo. Anzi ci sto rimettendo. Dai, giochiamo. Tu prendi il mazzo argento io quello oro. 
Perché io quello argento? 
Perchè l’argento vale meno dell’oro, e tu sei il peggior giocatore d'Italia e forse d'Europa.
Mescola.
Sei simpatico come Brunetta
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The Game Faccia a Faccia e mirto aperto da un po'su Magic Merchant

Il giuramento di Ippocrate

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"Voglio un secondo parere" dissi.
Il fisiatra era della mutua, e non in senso dispregiativo. L'ambulatorio era costituito da una scrivania con un computer, un lettino e un grosso rotolo di scottex.
"Posso chiamarle un collega" mi rispose calmo "ma le confermerà la stessa cosa"
"Non intraprenderò una terapia così invasiva senza un secondo parere"dissi alzandomi.

Col fisiatra privato ci davamo del tu. Ci eravamo conosciuti a casa di amici, e dopo un cinese da asporto avevamo giocato insieme a Codenames [nella stessa squadra rossa].
"Non posso che confermare quanto detto dal collega, Andrea" mi disse spalancando le braccia.
Il suo ambulatorio sembrava la versione sceicco del Dubai dell'altro. Il lettino era robotizzato e color corallo. Lo scottex era setificato.
"Ci deve essere un'altra strada" dissi "Cure sperimentali, morfina, cellule staminali,..."
"No, Andrea. E' l'unica strada possibile. Devi rimettere in moto trapezio, spalla e braccio. Devi iscriverti a Pilates

Tornando a casa mi sentii autorizzato a comprare Battlestar Galactica. Lo puntavo da un pezzo. Mi mancava solo il dispiacere adeguato e il gatto non voleva mollare.
In macchina fotografai la scatola e mandai lo scatto a Sava della Tana dei Goblin.

La sera cenammo da amici e giocammo a Quadropolis. Francy era cotta dallo stesso raffreddore che aveva steso me dieci giorni prima.

Tornammo a casa a mezzanotte. Francy prese la tachipirina, e io misi a letto la piccola.
Prima di coricarmi guardai un video sul Pilates su Youtube.
C'era una ragazza con coda di cavallo e fuseaux che stringeva una palla di gomma fra le ginocchia.
"Otto push e l'ottavo lo teniamo. Via! Uno, due, tre, quattro...".
Pensai che quella palla di gomma, fra le mie gambe pelose, sarebbe sembrata un testicolo sceso.


Mi telefonò il Vikingo per annunciarmi che gli era finalmente arrivato a casa il kickstarter di Rising Sun.
Eric Lang e CMON avevano sfornato l'ennesimo giocone carico di miniature: su Facebook alcuni giocatori avevamo già cominciato a mettere in vendita la madre.
"Lo carichiamo a pallettoni, Dado, lo giochiamo in 6"disse Vik "chiamo anche i Giullari".
Aveva deciso di schierare l'artiglieria pesante.

La sera a casa cenammo guardammo Big Bang Theory sul canale 35.
Mia figlia disse: "Ehi, papà farà Pilates, come Koothrappali!"

Telefonai allo strizzacervelli. Era tardi ma vidi su whatsapp che era ancora sveglio
"Caffè?" chiesi
"Caffè"rispose fiutando qualcosa in quella mia telefonata in notturna.
Partii per casa sua. Non abitavamo così vicini ma dovevo dirgli di Pilates. Era il mio migliore amico da quando avevo 6 anni, e in più era un dottore, avrebbe trovato le parole giuste per motivarmi.

"50 euro"disse "Se ti registri col cellulare e me lo fai vedere, ma dio santo te ne do anche 70€ ma devo vederti, sarai una specie di godzilla in mezzo in mezzo alle barbie".
 Rabboccammo i bicchierini di genziana più volte. Ghignammo e lasciammo il resto sul pianerottolo, sopra lo zerbino con scritto Salve.
Mi raccontò del suo lavoro. Ultimamente stava spesso a Milano per corsi di formazione. Mi raccontò che faceva anche corsi di comunicazione ai buttafuori, e che fra i buttafuori dei locali latini c'erano ex soldati, militari e assassini vari che avevano ucciso tanta gente in Africa.

RISING SUN
Rising Sun giunse dopo una settimana stitica di emozioni e colpi di scena.
Ci trovammo da Vik.
Eravamo io, il Vichingo, sua moglie, RedBairon, il Giullare, la Giullaressa, e un vassoio di cannoli alla ricotta.
"In 6 dovremmo stare sulle 4 ore" mentì malamente il Vikingo.
"Giochiamola sportiva, raga" sparse parole al vento RedBairon.
Rising Sun, portato in Italia da Asmodee, 3-5 giocatori per 120 minuti di durata, era un europeo col cuore asimmetrico un po' come Sauzer: ad ogni giocatore era affidata la gestione di un clan dotato di un'abilità unica.
Scopo del gioco erano ancora una volta i maledetti punti vittoria, da accumulare lungo le stagioni attraverso azioni di controllo del territorio, collezione di set, guerre, rapimenti vari e tanto seppuku [katana piantata nell'addome, harakiri per intenderci].
A inizio partita i clan sceglievano di allearsi fra loro [o di non farlo], poi seguendo l'ordine di turno ogni clan svolgeva la propria azione pescando da una pila di tessere disponibili. Come in altri titoli, il giocatore di turno poteva usufruire di un'azione potenziata [in questo caso specifico: anche il suo alleato].
Era possibile comprare mostri, abilità, e azioni per spostarsi più velocemente o potenziare il proprio controllo del territorio.
L'alea era bassa, la rigiocabilità alta, l'interazione ai massimi livelli.
Cominciai alleandomi con la Giullaressa e poi con Pillow [moglie di Vik], che però tradii subdolamente dopo pochi minuti per fare un paio di punti in più e schiodarmi dall'ultima posizione sul tracciato punti [nota: fu comunque inutile].
Rising Sun era ben costruito, bello da vedere e da giocare. Ma in 6 l'azione guerra fra clan, una sorta di scommessa multipla che metteva molta tensione, tendeva a dilatarsi verso le ore più buie della notte, col mio gruppo.
Chiudemmo di comune accordo alle porte delle 3.00, con la promessa di riprovarlo.
Tornando a casa, dal finestrino della macchina aperto, entravano il vento di Druento e le parole di Red: giochiamola sportiva, raga...

Due giorni dopo entrai nella scuola. Insegnavano yoga e pilates.
Decisi di entrare per ultimo, come colpo di scena. Entrai. Con una maglietta col teschio.
A parte me erano solo ragazze, magre.
Mi sentii un orso in mezzo ai cerbiatti.
"Ciao" dissi
"Ciao" risposero loro diffidenti, raggruppate vicino al muro.
Pensai di dire: "Non sono qui per guardarvi il culo ma per sistemarmi spalla e cervicale".
Me l'ero preparata. Ma non la dissi. Comunque non mi avrebbero creduto.

Il sabato successivo venne da me la fisioterapista. Le sedute al centro erano finite, così veniva a casa mia privatamente.
Mi tolsi la maglia e lei cominciò a smontarmi trapezio e deltoide.
Chiusi gli occhi.
Pensai che le sue mani erano farfalle d'acciaio.
Mi torse la testa da una parte e il braccio dall'altra. Il dolore puntuale irradiò ogni centimetro del braccio.
"Ah, giochi da tavolo" disse notando la parete "Io gioco di ruolo".
Attaccò bicipite e tricipite, ancora il trapezio e lo sternocleidomastoideo.
Non si risparmiava e non mi risparmiava.
Pensai che poche donne mi avevano fatto soffrire come mi stava facendo soffrire lei e mi chiesi se anche i fisioterapisti avessero giurato con Ippocrate.
Se ne andò un'ora e settantaquattro torsioni dopo, portandosi dietro quelle farfalle d'acciaio per le quali stavo sviluppando una certa dipendenza.
Mi buttai sul letto esausto.
Chiusi gli occhi.
Poi mi squillò il cellulare sul comodino.
Era un messaggio dello strizzacervelli.
C'era scritto solo: "80€"


Rising Sun e deltoidi sintetici su Magic Merchant

PLAY 2018 : non basta un grazie

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"Scusa, tu sei Dado?"
Contrariamente ad altri colleghi blogger e vlogger io ho sempre un po' di difficoltà, agli eventi ludici, a gestire quel minimo di visibilità mi dà il blog fra i giocatori.
Le mie reazioni, se fermato per un saluto, variano fra la stretta di mano con frase di circostanza, alla volgarità inaudita e completamente gratuita che mi fa perdere al volo l'amicizia facebook, fino al saltellio da una gamba all'altra di chi ha preso due cappuccini prima di salire sul pullman. C'è chi sa gestire queste cose molto bene. TeoOh ad esempio. Io no. Io risulto ingessato, stronzo, sovrappensiero, assente, vagamente serial killer e probabilmente ubriaco.
"E Viking e Redbairon dove li hai lasciati, Dado?"
"Sono morti di cancrena"

Mi escono così.
Sono come uno di quei gatti randagi che ti ritrovi sul cofano della macchina quando scendi di casa, che vorresti cacciare ma che temi possano saltarti alla gola.

Ma in questi mesi con i molti problemi che ho avuto alla spalla, ho ricevuto davvero tanti messaggi, e insomma, mi piacerebbe fare anch'io qualcosa per voi, per ringraziarvi e per mostrarvi che quel gatto non è così selvatico.
Mi avete scritto in tanti, alcuni anche cose molto personali. E a volte, diavolo, non basta un grazie.

Come sapete da circa un anno e mezzo questo blog è sponsorizzato da Magic Merchant.
Ho telefonato ad Omar di Magic Merchant, che è anche autore del gioco JEWELS di CosplaYou, e gli ho chiesto se era disponibile a regalare qualche copia del suo gioco ai lettori del mio blog.
Lui insieme ai ragazzi di CosplaYou hanno subito accettato.
Quindi la formula è questa: SABATO 7 Aprile2018 sarò a PLAY con Viking e Redbairon.
Come sempre avrò dietro un panino da un chilo e mezzo, perchè non mi piace far coda ai bar e sprecare il tempo prezioso della fiera.
Se mi incontrate e avete un panino con voi, ci facciamo un selfie insieme.
Col selfie andate SABATO allo stand di CosplayYou e infilate il vostro nome in una boccia.
Alle 17.30 di SABATO allo stand CosplaYou estrarremo insieme i nomi dei vincitori dalla boccia.
Ci saranno TRE copie di JEWELS in REGALO.
Insomma se vi portate un panino da casa -> risparmiate soldi e avete più tempo per giocare, e magari vincete pure un gioco da tavolo.
Vi segnalo anche che a PLAY ci sarà in anteprima il numero 4 della rivista IoGioco, con la seconda parte del mio racconto giallo e la risoluzione del delitto.

"Un serial killer uccide lasciando carte di Dixit sulle sue vittime"

Nella seconda parte del racconto [conclusiva] Panzarasa e il suo consulente ludico si ritroveranno faccia a faccia con l'assassino.

Fatemi poi sapere i vostri pareri [commentate qui o scrivetemi via mail o su facebook].

Prima di salutarvi lasciatemi riciclare una frase del mio report alla scorsa PLAY:
"Prima dei ringraziamenti doverosi ne approfitto per dire che a PLAY c'era il solito stand della Tana dei Goblin, a presentare il Magnifico e a far giocare ai tavoli, e che se voi che tutto l'anno menate il torrone sul forum e scaricate manuali in ita dall'area download per il vostro gioco preso in cruccolandia per risparmiare 4€, non avete comprato neanche una spilletta o pescato dalla boccia per 1€ per sostenere la Tana, siete dei pidocchi patentati e vi meritate una scarica imbloccabile di diarrea mentre siete in coda alla cassa dell'Ikea."

Un ringraziamento a Magic Merchant e CosplaYou per la disponibilità

Divertitevi voi che potete

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Non esattamente una passeggiata, il viaggio Torino-Modena in macchina, complicato dalle troppe scatole in vendita di Viking e Redbairon sui sedili, più che una gita un trasloco coatto, un matrimonio zingaro. All'ultimo minuto si unisce nell'abitacolo anche Christian Giove [Chrys] che sottrae ossigeno e cubatura sui sedili posteriori, tanto che discutiamo di:
1- non vendere più le scatole di Kingdom Death Monster nè Gloomhaven che cubano quanto Chrys
2- fare a pezzi Chrys con una mannaia
3- montare un portapacchi
4- prendere due macchine
5- fare a pezzi Chrys con una mannaia
Per arrivare a Modena impieghiamo 4 croissant e 3 urinatoi a muro [Chrys se la tiene, forse per timore di essere abbandonato, effettivamente lo abbiamo minacciato più volte].
Usciamo dall'autostrada.
Rotonda.
Parcheggio.
PLAY.

Alle 7.55 i giocatori sono già in fila, anche se apre alle 9.00, come maialini sul fianco della scrofa per non perdere il proprio posto al capezzolo.
Il parcheggio davanti all'ingresso si popola di venditori di giochi usati, tante scatole quante non potreste trovarne neanche dentro i padiglioni di PLAY.
Apriamo il baule e mettiamo su anche noi la nostra bancarella. Vendiamo parecchie scatole ma nel complesso restiamo dei dilettanti, ad esempio dalla Citroen affianco  vendono giochi Red Glove e pannocchie arrostite con burro e sale, e nella Giulietta di fronte astratti Oliphante con servizio truccabimbi.
Nel giro di qualche minuto arrivano i primi clienti.
Conosciamo un ragazzo che compra giochi per i suoi amici facendoci su 5€ di cresta cadauno.
"Così ci esce il mio gratis" ride.
Ne conosciamo un altro con giubbetto di pelle che si presenta come il ras del parcheggio di PLAY e che ci chiede il pizzo per vendere nella sua zona [volendo vende anche cellulari Samsung].
Entriamo mezzora dopo l'orario d'apertura.

PLAY è un formicaio, e parlo di formiche sarde, quelle grosse, che pigliano al volo le briciole di pane che cadono dal tavolo.
Tutti vendono e comprano compulsivamente qualunque cosa.
Lo scorso anno gli organizzatori di PLAY hanno fatto un esperimento: fra le bancarelle ne hanno infiltrata una di un ferramenta, che vendeva solo viti, rondelle e bulloni. Ci hanno messo su un cartello: "Token 3D per gestionali ferroviari".
La bancarella ha fatturato 3400€ nella sola giornata di sabato, e il proprietario ha autografato undici scatole di chiodi e limonato una cosplayer di naruto.

PLAY è faticosa.
Si cammina molto e si suda il doppio, rendendo lo struscio fra i giocatori un'esperienza rancida,  olfattivamente importante. Si fa la coda per il bagno anche in quello degli uomini, e si litiga ai tavoli con:
1- quelli che vogliono giocare tutti i turni
2- quelli che impiegano troppo tempo per pensare
3- quelli che si seggono solo per la dimostratrice figa

Con Vik e Red riusciamo a giocare a qualcosa, Cry Havoc alla Tana dei Goblin [io ritiro la tshirt e dalla boccia di beneficienza pesco due adesivi e un cavatappi] e Campus Caffè alla Doppio Gioco Press.
Riprendiamo il giro.
Camminiamo fra gli stand.

Compro due giochi usati che avevo già giocato e rivenduto anni fa [Hansa"perchè in fondo era figo" e Alle porte di Loyang"perchè in fondo ho quasi tutto di Rosenberg"], e poi qualcosa di nuovo di cui racconterò sul blog.
Da Narrattiva riesco a farmi autografare Cuori di Mostro 2 dall'autrice, Avery Alder, che è alta due metri ed ha le nocche tatuate, e in uno stand vicino trovo anche Fiasco, gdr senza master d'ambientazione film dei fratelli Coen, che cercavo da un po'.

Camminiamo.
Mi fermano per il selfie col panino [vedi post precedente].
Il post l'hanno letto in tanti, troppi, perchè io non mi senta strano.
Mi fermano e io mi invento qualcosa da dire.
"Come va PLAY, provato qualcosa di bello?"chiedo.
Chiacchiero, mi chiedono come va la spalla, rispondo a strane domande, ricevo delle birre, tanti abbracci, alcuni baci, alcuni vogliono fare la foto anche con Viking e RedBairon che però sono in coda agli stand, alcuni non hanno capito il contest e hanno preparato un panino in più per me, altri avevano il panino ma l'hanno già mangiato e mi mostrano la stagnola unta di maionese chiedendomi se vale.
Sono tanti, io scatto selfie e distribuisco i bigliettini per il gioco messo in palio, ma a volte uso il loro cellulare, a volte fotografo tagliando scalpi e in generale faccio un po' di casino.

La premiazione si svolge alle 17.30 allo stand della CosplaYou, la casa editrice che ha prodotto il gioco, con Omar Khmayes, autore di JEWELS e materialmente sponsor di questo blog.
C'è gente, ma non tantissima, alcuni sono rimasti ai tavoli a giocare e li capisco anche, che da alcuni editori c'è da prendersi a coltellate [ndr: da Asmodee ci sono i tornelli come allo stadio, all'outlet Giochi Uniti Vik e Red fanno 30 minuti di coda]. Estraggo le tre copie di JEWELS e le consegno ai vincitori.
Mi fermo a chiacchierare con loro. Ricevo un paio di inviti a pranzo.
Grazie ragazzi. Sto bene.

Ultimo giro.
PLAY si fa abbracciare ancora una volta, come una donna che ha fatto un colpo di testa e ti concede un ultimo bacio prima di tornare dal suo compagno, perché sa che sarebbe tutto troppo complicato.

Torniamo al parcheggio verso le 18.30.
Carichiamo le scatole in macchina.
Partiamo
Da menzionare nel viaggio di ritorno:
1- una macchina che incrociamo sull'autostrada, con disegnata nella polvere del baule una cippetta e una cacca stile Arale
2- un numero spropositato di bottiglie di birra che tintinnano nel bagagliaio
3- Redbairon che vomita a 20 km da Torino [vomita liquido l'equivalente di un bottiglione di coca cola da 2 litri]

Divertitevi voi che potete
Il mattino dopo PLAY, facebook è una macelleria messicana di commenti. Oltre ai soliti post foto-del-bottino e quelli contro i post foto-del-bottino e quelli che disquisiscono sull'uso corretto o meno della parola bottino che mi verrebbe voglia di picchiarli in testa col Garzanti quello con la copertina rigida, ci sono le lamentele di quelli che non sono riusciti a giocare al titolo che volevano o che si aspettavano più sconti.

La mia opinione [dopo un po' di edizioni di PLAY].
1- faccio una previsione senza palla di vetro: il prossimo anno ci saranno 200 tavoli in più. Ma troverete lo stesso coda ai tavoli. E fra due anni ce ne saranno 500 in più. Ma troverete lo stesso coda ai tavoli. Il punto è che i tavoli non riusciranno mai a stare al passo con i visitatori e con i nuovi giocatori, e PLAY non potrà mai far giocare tutti quanti al volo e senza code, neanche se, per citare i Prozac+, diventasse grande come una città [neanche Lucca ci riesce].
2- io ho trovato parecchi sconti fra gli editori, e ho visto che alcuni facevano anche il 3x2 sulle novità [GateOnGames ad esempio] ma in linea di massima a PLAY si trovano sconti e offerte su giochi a catalogo che magari hanno già qualche primavera [da Asmodee c'erano Russian Railroads e Tragedy Looper a 10€, Cosmic Encounter a 20€]. Sulle novità, di solito, ci sono fisiologicamente meno sconti.
Un po' come tutti gli anni, quando iniziano i saldi sui vestiti, trovate scontati quelli della collezione appena passata, non i nuovi arrivi. Ora: se andate a PLAY contando di risparmiare e anzi guadagnarci, fatevi bene i vostri conti, perchè non so voi ma io partendo da Torino fra benzina, casello autostradale, un paio di caffè in autogrill, parcheggio interno PLAY e biglietto di ingresso, non penso di poter andare facilmente in positivo.


Un grazie doveroso a Omar di Magic Merchant e a CosplaYou per aver finanziato questa mia idea casalinga e parecchio spartana.
Un grazie [#nonbastaungrazie] a tutti gli amici incontrati, a quelli del panino, a quelli che si sono fatti chilometri di strada con una bottiglia nello zaino solo per regalarmela, e a quelli che si sono fermati anche solo per due parole.
'notte ragazzi.



un click a Magic Merchant

KEO

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Le iniziali dei suoi due nomi + l'iniziale del suo cognome, tipo: Katia + Elisabetta + Obice.
Io la chiamo KEO.

L'ho conosciuta una vita fa. Sul lavoro. Lei era vestita di nero. Con gli anfibi. E una mela in mano.
Per alcuni mesi l'ho vista mangiare solo mele. Praticamente un bruco.
Parlava unix, quello dei vecchi server HP, spostava blocchi di files con lunghe stringhe di codice dall'Italia alla Cina, lanciava calcoli CAE in Messico, in anni in cui io masticavo solo sistemi microsoft.
"Guarda e impara, pivello"
Aveva dita secche e lunghe, che muoveva sulla tastiera con un senso di repulsa, come fosse fatta di carne tritata e lei vegana, e un paio d'occhiali da professoressa di matematica sul naso.
Trattava a pesci in faccia gli utenti.
Mille anni dopo le scrivo su whatsapp.
"Ciao Keo. Come va? :)"
Le spunte di notifica diventano blu.
KEO - online
Vedo che rimane online qualche secondo nella chat, senza scrivere niente. Poi semplicemente esce.

Ho commesso un paio di errori. Il mio curriculum di giocatore parla chiaro: sono uno capace di mandare a puttane un'intera partita con una singola mossa sbagliata. Storicamente mi manca il tempismo, vedi Le rose si regalano dispari e Quelli che inseguono.
Con lei mi sembrava meno complicato, visto che non c'erano di mezzo attrazione nè sesso. Eravamo amici, quel genere di amici che mangiano un panino con la mortadella seduti sul marciapiede mentre le macchine scorrono davanti, e poi finita la birra lanciano la bottiglia vuota verso il cestino [mancandolo] e dicono: "Certo che fa un cazzo di caldo!".
Sembrava meno complicato. Ma per esser coerente e non far torti agli altri, sbagliai anche con KEO. Qualcosa. Che non mi sembrava così importante.
Non ci accorgiamo mai dei nostri errori, e quando ce ne accorgiamo tendiamo a minimizzare.
Poi lei disse qualcosa di brutto, anzi di atroce, qualcosa che mi fece a pezzi. Anche lei sbagliò qualcosa. Che non le sembrava così importante.
Mi chiese: "Ma ti ho ferito?".
Risposi di no. E poco dopo spensi il cellulare. Per cinque anni.

SPIRITS OF THE FOREST
Versione rimasterizzata dallo stesso autore, Michael Schacht, quello di Coloretto e Hansa, che in Italia non si vedeva da un po', dell'oramai introvabile Richelieu [2003].
Richelieu (2003)
Il gioco è stato ripreso da Schacht, che ne ha portato il numero di giocatori da 2 a 2-4 [anche se a mio avviso il titolo dà il suo meglio proprio in 2], con l'aggiunta di un'interessante variante in solitario.
Se le meccaniche sono rimaste le stesse, il gioco è stato invece rivoltato come un calzino nelle illustrazioni [di Natalie Dombois] e nei materiali: le vecchie mini carte di Richelieu, sono state sostituite da robuste tessere in cartoncino; i token, sottili coriandoli monocolore sono stati sostituiti da gemme colorate. Le illustrazioni delle tessere, efficaci ma oggettivamente più spartane di Leonida, sono diventate qualcosa di bello ed evocativo.
Il kickstarter ha avuto un notevole successo, e GateOnGames ne ha curato l'edizione italiana [portandola sugli scaffali all'ottimo prezzo di 15€]. 
Come funziona in due parole.
Scopo del gioco: collezionare quanti più simboli possibile attraverso la raccolta delle tessere. A fine partita la maggioranza di simboli di ogni set colore, consentirà al giocatore di ottenere altrettanti punti vittoria. Le tessere disponibili alla presa, in ogni turno, sono sempre la prima e l'ultima di ogni fila, col vincolo: si può prendere una tessera con 2 simboli o 2 tessere della stessa famiglia con un solo simbolo ciascuna.
Durante il setup su alcune tessere vengono posizionati coperti alcuni token, che aggiungono +1 simbolo, e che rappresentano l'unico vero momento aleatorio del gioco.
Le tessere possono essere prenotate, con l'impiego delle 3 gemme, ma l'avversario potrà raccoglierle lo stesso bruciandone una delle proprie.
Per maggiori dettagli sul regolamento vi invito a dare un'occhiata al sito della GateOnGames.


Spirits of the forest è un gioiellino di ergonomia, con una buona profondità a fronte di pochissime regole, una durata perfetta [20 min], poca alea, tanta cattiveria fra i giocatori [padroneggiando l'uso delle gemme prenotazione imparerete a confezionare chantilly al vaiolo] e con dei materiali strepitosi in una scatolina tascabile al prezzo del volete pure una fettina di culo?
Un giochino cadeau, scoperto un paio d'anni fa a casa di Francesco Testini, sul quale aspettavo solo di riuscire a metter le mani [comprato al volo a PLAY], per giocarlo, naturalmente, e per poterlo tirare fuori al momento giusto insieme ad un amico, insieme ad un bicchierino di genepì o malvasia.
A volte bisogna equipaggiarsi giusti.
Le due verità.
Sul perchè molti anni dopo la nostra chat whatsapp rimane in silenzio, io ho la mia verità e Keo ha la sua.
Probabilmente sono giuste e sbagliate entrambe.
Ma vorrei proporne altre due, assolute.
A volte i giochi giusti sulla mensola ci sono. La malvasia nei bicchierini anche. Ma sono le persone speciali a mancare.
E poi.
Che per quanto doloroso ammetterlo, ogni tanto una persona speciale si allontana dalla nostra vita, e noi non possiamo farci niente, almeno: non più.
E allora non restano che i ricordi. Di quando si mangiava coscia contro coscia seduti sul ciglio della strada respirando tubi di scappamento, e ci si sgolava una Peroni insieme e poi si lanciava la bottiglia verso il cestino.
Mancandolo.
Cazzo di caldo.

Tessere, spiriti, ricordi e frammenti vari su Magic Merchant

La bambina che giocava con le formiche

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E' il 2006 e la malattia di F. , la schizofrenia bipolare, è al massimo del suo splendore. Quell'anno Torino ospita le olimpiadi invernali, F. comincia ad assumere psicofarmaci con regolarità, mentre io sviluppo un odio sincero per il resto dell'umanità.
Fra le molte cose che faccio, alcune lucide altre un po' meno, c'è quella di aprirmi un blog. Un blog di denuncia, o almeno: quello è il mio intento.
Mi metto a fotografare tutte le macchine che parcheggiano nel posto riservato ai disabili, e a caricarne le foto sul web [giusto come alternativa a tagliar loro le gomme].
http://nuclearbufo.blogspot.it/2006/07/beccalo-con-na-foto.html
Per la verità quell'embrione di blog dura molto poco, il tempo, credo, di metabolizzare certe nuove cose della malattia di F.

In quelle settimane scopro il blog di Carla.
http://bambinaborderline.blogspot.it/
Mi attira il titolo, per ovvie ragioni.
Leggendolo scopro invece che Carla a meno di 30 anni ha già combattuto con una malattia terribile, e che adesso vive con due camaleonti e un discreto numero di piante carnivore a Torino.
Il suo blog è il diario della sua vita.
Carla scrive in maniera molto diretta, quasi violenta, senza alcun tipo di filtro, e con una potenza visiva e narrativa che mi inchioda alle pagine. Comincio a seguirla, post dopo post. Le lascio un paio di commenti, giusto per accodarmi agli altri lettori.

Passano gli anni, e io continuo a leggere di lei.

La sua vita scorre fra le pagine del blog come la pellicola di un film ambientato nella mia Torino.

Carla cambia mille lavori, frequenta mille corsi, cambia città così tante volte che ne perdo il conto [ma alla fine torna sempre a Torino], incontra persone da ogni parte del mondo, pubblica centinaia di foto dal Madagascar a Como, e ogni volta che pubblica un selfie ha i capelli di un colore diverso: verdi, blu, viola ....
Il suo blog continua a essere per me un'abitudine.
E' il 2011 quando le scrivo l'ultimo commento.
Ultimo perchè il suo blog ha uno strano effetto su di me. E' così intimo e personale, per le cose che racconta, a volte molto struggenti, che mi lascia la sensazione di essere un intruso. E' come se lei scrivesse per se stessa, il suo diario segreto, e non sapesse di scrivere su un posto pubblico.
Passano gli anni e arriviamo a due settimane fa.

Mi collego, recupero un po' di post arretrati, e scopro della sua ferita, delle medicazioni e dell'esame istologico, e che lei è molto preoccupata.
Non è la prima volta che leggo che è difficoltà, ma questa volta decido di scriverle due righe di incoraggiamento, di dirle che le sono vicino, seppur da perfetto estraneo.
Scrivo firmandomi Andrea Dado.
Mi risponde al commento, ringraziandomi.
Il giorno dopo trovo un paio di like ai miei post, e uno alla mia pagina facebook Dado Critico.
Le inoltro la richiesta di amicizia e la sera ci troviamo a chiacchierare in chat.
"Da quanto mi leggi?" mi chiede a un certo punto
"Ehm... più o meno 12 anni"le dico.

Mentre scrivo "12 anni", improvvisamente mi sento uno stalker. Uno che sta parlando con una persona della quale sa tutto, o almeno, sa moltissime cose, anche molto personali, che le sono accadute nella vita, mentre lei non sa niente di lui, zero spaccato.
Ed è così che a un certo punto sento la voce.
La voce nella mia testa.
"Sembri un fottuto serial killer, Andre, uno che addesca le ragazze su internet per farle a pezzi"
Ecco.
Ma le chiacchiere in chat oramai vanno con le loro gambe, con Carla rido e scherzo, e mi scappa un "Ci prendiamo un caffè una volta o l'altra?"
"Scrivile subito che sei sposato! Che hai una bambina! E che comunque sei gay, praticamente Malgioglio".

Qualche giorno dopo Carla mi scrive che deve ritirare l'esame istologico all'ospedale. Le propongo un caffè nel pomeriggio, uscito da lavoro, al parco Ruffini.
"Avverto mia moglie, così va a prendere lei la bambina" dico per far star buona la voce in testa.

"Sì ma non le hai detto di Malgioglio! Dille almeno che fai pilates, senza spiegarle della cervicale, dille che lo fai perchè ti senti una farfalla rosa"

Dopo 12 anni che leggo le sue storie e che mi tiene compagnia, penso che non posso presentarmi così a mani vuote, e così visto che a lei piacciono gli insetti, mi fermo a prenderle una copia di Hive.

HIVE

Gioco astratto per 2 giocatori, di John Yianni, del lontano 2001, distribuito da anni in Italia sia nell'edizione tradizionale che in quella pocket [esiste anche quella carbon] e facilmente reperibile.
Gioco di piazzamento e movimento tessere ad alea zero e informazione completa, della durata di circa 20 minuti, tosto e profondo, con materiali indistruttibili. Scopo del gioco: circondare la regina avversaria con 6 pezzi prima che l'altro faccia altrettanto.
Ogni tessera insetto ha un tipo di movimento diverso [ad esempio il ragno muove di 3, la regina di 1, la cavalletta salta...].
Considerato che Hive è un gioco molto famoso, che ha venduto una miliardata di copie, e che lo conoscono pure i sassi e gli eremiti del monte Sarkazzo, non aggiungo ulteriori dettagli [se non che prima di comprarlo potete comunque provarne l'app nelle sue molte declinazioni gratuite su android] e vi rimando dirattamente al video di TeOoh -> Recensioni Minute

Esco da lavoro. Avverto Francy del caffè con Carla con una whatsappata. E imbocco l'autostrada.

Fa caldo. O lo sento solo io.
Durante il viaggio in macchina mi torna un po' di quell'agitazione.
Torna la voce.
"Hai fatto una cazzata, Andre, quella pensa che sei un fottuto maniaco sessuale, uno che colleziona scalpi pubici, e ti aspetta  nascosta dietro un albero con lo spray urticante al peperoncino"


Arrivo. Parcheggio davanti al chiosco, in doppia fila. Scendo.
Ma fa caldo o lo sento solo io?
"Sono arrivato" le whatasppo un po' teso.
"Ti raggiungo" mi risponde

"Andrea quando arriva: mano ben tesa davanti, non farle neanche pensare per un nanosecondo che vuoi salutarla con un bacio sulle guance, e proteggi con l'altra mano i gioielli, che facile che ti arrivi una ginocchiata nei coglioni"

E finalmente Carla arriva. Mi vede. Sorride. Si porta a pochi centimetri da me. E mi abbraccia.

Passiamo mezzora a chiacchierare a un tavolino nascosto fra gli alberi.
Carla è un fiume in piena: mi racconta dell'esame istologico andato bene, dell'ospedale, del blog, ma vuole anche sapere di me, chi sono e da dove diavolo spunto fuori.
Io le racconto un po' di me, ed ogni tre parole le infilo un complimento, perchè le sue pagine sono bellissime e in questi anni mi ci sono perso a leggerle.
Dallo zaino tira fuori un dolcetto in un tupperware, per me, dandomi così la possibilità di darle Hive.
"Grazie" mi dice rigirandosi il gioco fra le mani "Da bambina in cortile passavo i pomeriggi a giocare con le formiche", e mentre lo racconta mi sembra di vederla.

Alla fine scattiamo una foto insieme.
"Ci vediamo presto" mi dice
"Sì, dobbiamo rivederci"le rispondo
E' il momento dei saluti.
Questa volta vorrei essere io ad abbracciarla, ma Carla riesce ancora ad anticiparmi.

Risalgo in macchina.
Il viaggio di ritorno verso casa è tranquillo, le macchine scorrono nella marmellata.
Sto bene.
E la voce in testa non c'è più.

Grazie della chiacchierata e delle tue pagine, Carla.

Trovate Hive su Magic Merchant



Quando ti sembra che

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